L’anima sdoppiata di quelli in transito

Molti di voi, come me, approfittando della settimana di vacanza tradizionalmente dedicata allo sci, sono partiti per fare un saluto a casa.

Siamo tornati a “casa”… dopo un viaggio più o meno lungo, eccitati, contenti di riabbracciare i cari e gli amici.

Un sabato italiano, finalmente: un “giro” in centro, un cappuccino fumante (quello tiepido, con poca schiuma, come piace a Nanni Moretti), un aperitivo in piazza, sfogliando il giornale seduti all’aperto, mentre il sole di febbraio incomincia a scaldare.

Si parla con qualche amico ritrovato del più e del meno (lo sport, il tempo, la politica, la mazzata fiscale). In fine dopo un paio di “vasche” per negozi, si chiude la giornata con una pizza e una birra come Dio comanda (tirando un sospiro di sollievo guardando il conto)!

Tutto questo ci è mancato, più di quanto siamo disposti ad ammettere, in più ci accompagna quella specie di elettricità – un’eccitazione sottile – perché siamo a casa sì, e allo stesso tempo siamo in vacanza e non ci si deve preoccupare del lavoro, degli orari, delle difficoltà. Il sorriso si è installato sulle nostre labbra.

Ma per qualche particolare (la verdura dimenticata in frigo, un appuntamento da disdire) che all’inizio fa capolino distrattamente in un angolo remoto del nostro cervello, la mente ci strappa da questo stato di beatitudine e ci riporta alla nostra vita quotidiana altrove, in quell’altrove – a volte subìto a volte desiderato con forza – che ci rende comunque un po’ speciali agli occhi di tutti quelli rimasti a casa.

Lo spiraglio lasciato aperto da queste riflessioni leggere si spalanca e si reagisce quasi con rabbia al dilagare di pensieri altri che fanno parte della nostra vita altra.

La sensazione è quella di essere sdoppiati: una parte di noi è presente qui e una parte è rimasta lì.

L’impressione è quella di essere inadeguati ovunque, ormai fuori dalla routine quotidiana qui, e in cerca di nuove consuetudini là, rincorrendo qualcosa che non è più qui, ma che ci chiediamo, stupiti, se possa essere là.

Il desiderio di “ritornare a casa” quando si è all’estero è sempre fortissimo per quelli in transito, ma una volta a casa la sensazione di essere fuori posto, sbagliati, storti è sempre presente e si finisce per sentirsi turisti in un paese esotico, stranieri in casa propria e tutto sommato contenti di poter ripartire per quell’altrove che non è più un luogo fisico, ma che a lungo andare diventa un rifugio dell’anima.

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Autore: italianintransito

Storica per amore dei fatti, accanita lettrice per passione, scrittrice a tempo perso. Il blog è una finestra sul mondo, un modo per far sentire la propria voce da un luogo non lontano geograficamente, ma distante anni luce dal mio passato. Condivido ciò che scopro e ciò che so cercando di non perdere mai l'entusiasmo per quello che vedo.

2 pensieri riguardo “L’anima sdoppiata di quelli in transito”

  1. inadeguato, guarda il lavoro del padiglione spagnolo alla biennale, mi sembra la sensazione più in linea con il nuovo millennio.almeno dalla parte occidentale

  2. Grazie per la dritta! Spero che tanti abbiano la pazienza di fare una piccola ricerca. Il lavoro spagnolo è assolutamente da vedere. La Garcia è stata grande e il concetto di Inadeguato, mutuato da Goffman, molto si avvicina a quello che provo: “violenta fragilità di tutto ciò che consideriamo adeguato. È una forma di dissidenza, una fuga dal centro. L’Inadeguato scaturisce dal bisogno di non soddisfare le aspettative, di evitare di essere ciò che gli altri si aspettano”. Noi in qualche modo abbiamo rotto gli schemi, non abbiamo soddisfatto le aspettative di tanti ed anche per questo il ritorno a casa ci causa questo sdoppiamento e sbandamento difficile da gestire a livello emotivo…

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