Oui au Livre, l’11 marzo prossimo la Legge Federale sul prezzo fisso dei libri (LPlib), adottata dal parlamento svizzero e contestata da un successivo referendum, sarà sottoposta a votazione popolare.
E scommetto che molti, impreparati e distratti come me, ascoltando la notizia alla radio o leggendola sui giornali abbiamo pensato “era ora che qualcuno ci pensasse, i libri costano sempre di più”.
Ma non è tutto qui!!
Se leggiamo con attenzione il testo della legge, infatti, ci rendiamo conto che essa non è stata pensata tanto per per “calmierare” in qualche modo il prezzo dei libri, quanto piuttosto per salvare dalle fagocitanti grandi catene di distribuzione la piccola impresa, la libreria di paese, la romantica e un po’ sbiadita figura del libraio dedicato ai suoi volumi e al suo negozio.
La legge vuole disciplinare “il prezzo dei libri nuovi, privi di difetti, scritti in un lingua nazionale svizzera, editi, importati o commercializzati in Svizzera” (e attenzione solo dei libri, non sono presi in considerazione altri prodotti editoriali quali ad esempio i periodici), stabilendo che il prezzo finale del prodotto, compreso di imposta sul valore aggiunto, venga determinato dall’editore o dall’importatore e pubblicato prima dell’uscita del libro. Il Sorvegliante dei prezzi (M. Prix!) può proporre al Consiglio Federale di stabilire mediante un’ordinanza “le differenze massime di prezzo ammesse rispetto all’estero, tenuto conto delle regioni linguistiche” (piuttosto complicato, no?), ma niente di più. La legge poi recita: “i librai possono vendere i libri soltanto al prezzo fisso di vendita stabilito” come prezzo finale da editore o importatore.
Tutti coloro che avevano fantasticato allora su un tetto massimo al quale sarebbero stati venduti i volumi, ad esempio a seconda delle pagine, del peso, dell’edizione, delle fotografie o dei contenuti…, insomma i bibliofagi incalliti pronti a tutto pur di acquistare un nuovo volume, rimarranno delusi nell’apprendere che il termine prezzo fisso si riferisce alla durata del prezzo al quale viene venduto il libro (18 mesi) e alla possibilità di applicare a questo prezzo degli sconti, regolati ora per legge secondo una tabella precisissima (al dettaglio lo sconto potrà essere massimo del 5%) e impedendo dunque alla grande distribuzione di praticare gli usuali ribassi.
Lo scopo dichiarato è quello di “promuovere la varietà e la qualità del bene culturale libro e garantire che il maggior numero di lettori abbia accesso ai libri a condizioni ottimali” evitando che la piccola impresa, il libraio al quale ci si rivolge per l’edizione introvabile, per un consiglio o per una chiacchiera non scompaia definitivamente e diventi solo un bel ricordo.
Forse la legge è pensata affinché non ci perdiamo nei locali patinati e alfabeticamente ordinati delle grandi catene di librerie, tanto efficienti quanto asettiche, o piuttosto nelle pagine delle librerie elettroniche che disumanizzano ancor di più il prodotto.
Ma, secondo voi, questa legge sarà in grado di conservare integra la figura del libraio (o meglio resuscitarla) o, disperati per il costo dei volumi, ci getterà definitivamente in pasto a Internet, dove l’acquisto, si sa, sebbene ancor più disumanizzato è decisamente più economico?
scusate l’intromissione, ma vi prego di prestare attenzione anche alla posizione dell’editore e non soltanto al libraio..
nel momento in cui il libro diventa solo una merce i supermaket generalisti, con sconti impensabili 30-40% del prezzo di copertina, riescono a vendere i bestseller usando l’articolo libro come civetta.
Questi “bestioni” non hanno nè interesse nè capacità di prestare attenzione alle realtà culturali minori o di nicchia facendo naufragare i progetti editoriali che sono poi la palestra di formazione di tutti i nuovi autori.
la legge non è male anche se può solo fare solo da tampone a una grande emorragia che se non guarisce scoppierà presto
Siamo assolutamente d’accordo con te! Credi che questa via possa essere percorsa anche in Italia? O le lobbies sono troppo forti?