“Ora viene la notte?”

Abbiamo scelto di postare ancora oggi riflessioni non nostre per commemorare un personaggio che ha insegnato molto a tutti noi. Lo facciamo tramite la voce commossa di una “addetta ai lavori”, magistrato, presidente di Corte d’Assise, che ci sprona a non abbandonarsi alla disperazione nonostante tutto!

Giovanni Falcone fu definito dai Giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti, che lo commemoravano solennemente nel 2009, “un martire della causa della giustizia, un grande uomo, un giudice coraggioso”. Lui invece amava poco parlare di se stesso e, a chi gli chiedeva di riferire la sua esperienza ed i suoi stati d’animo, si limitava a rispondere di essere animato da “spirito di servizio”, affermando che “l’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Altrimenti non è coraggio, è incoscienza”. Scrisse anche che “perché una società vada bene, si muova nel progresso… per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il suo dovere”.

Falcone era un uomo semplice, di limpide idee, dotato di uno straordinario talento investigativo, tanto che la sua esperienza professionale, nota come “metodo Falcone”, viene tuttora utilizzata in America per le investigazioni e la lotta contro i potenti cartelli del narcotraffico internazionale e la mafia messicana.

Egli non aveva alcuna dimestichezza con l’uso del potere e le furbizie della politica, come la sua carriera e la sua stessa morte dimostrano. E sapeva bene di dover morire:  la mafia gli aveva ammazzato i collaboratori più validi e gli amici, facendogli intorno terra bruciata. Era rimasto solo, Falcone, abbandonato dalla maggior parte dei colleghi, fortemente avversato dagli organi di autogoverno dei giudici, delegittimato ed irriso da una certa stampa e dalla politica, allontanato dagli incarichi che aveva svolto con tanto sacrificio personale. E a proposito delle scorte che gli venivano assegnate, sempre più armate fino ai denti, diceva “E’ tutto teatro. Quando la mafia lo deciderà mi ammazzerà lo stesso”. 

E così fu: proprio il giorno successivo alla riunione in cui sembrava ormai finalmente decisa la sua travagliata promozione alla guida della nuova Procura Antimafia, da lui stesso ideata anni prima. Fecero esplodere Falcone, sua moglie, gli uomini della sua scorta, sprofondandoli in una enorme, emblematica voragine di distruzione.

Ma dentro quella voragine non riuscirono a seppellirne l’esempio e l’opera: dapprima la gente comune, che lo amava moltissimo, ne raccolse il testimone, poi pian piano le forze sane del paese ed, infine, seppur con lentezza, le istituzioni, diedero vita ad un movimento di reazione grazie al quale, oggi, la mafia di declinazione siciliana risulta decimata e quasi battuta. Giovanni Falcone ne sarebbe stato assai soddisfatto, convinto com’era che “la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”.

Già, ma il Male è forse un fenomeno semplicemente umano?

Venerdì avevo terminato una terribile settimana di lavoro, culminata con l’aver inflitto un ergastolo ad un giovane di soli 25 anni per l’efferatezza del crimine da lui compiuto allo scopo di mettersi in luce dinanzi ad organizzazioni criminose potenti e per ragioni di lucro.

Speravo in una serena pausa famigliare. Mi sono invece svegliata sabato mattina alla tragica notizia di un’esplosione, un bestiale attentato attuato dinanzi ad una scuola, che si è portato via la vita di una ragazzina di 16 anni e molte altre ne ha lasciate sfregiate, ferite, traumatizzate. Le prime incerte notizie sottolineavano la coincidenza con la ricorrenza della morte di Giovanni Falcone, il nome dell’Istituto scolastico intitolato alla moglie morta al suo fianco, il fatto che le alunne avessero da poco ottenuto un riconoscimento per il loro impegno antimafia. Queste circostanze hanno subito suggerito alla stampa, anche internazionale, una nuova dimostrazione di forza mafiosa.

Qualunque sarà la verità resta il terribile fatto che mostri senza nome, creature disumane, hanno osato l’impensabile, colpendo i nostri figli inermi, attentando al nostro stesso fragile futuro.

Come e dove trovare, allora, la forza di non cedere a quel pensiero che, dicono, persino Papa Paolo VI in punto di morte, prostrato dal barbaro assassinio del suo amico Aldo Moro, abbia espresso dolente: Può davvero essere che “adesso viene la notte”?

Chi vi è abituato e ci crede – e non sono pochi – tornerà al proprio posto con “spirito di servizio”, dominando la propria paura, spingendo con tutte le proprie forze sul “cammino verso un domani migliore”, nonostante tutto.

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Autore: italianintransito

Storica per amore dei fatti, accanita lettrice per passione, scrittrice a tempo perso. Il blog è una finestra sul mondo, un modo per far sentire la propria voce da un luogo non lontano geograficamente, ma distante anni luce dal mio passato. Condivido ciò che scopro e ciò che so cercando di non perdere mai l'entusiasmo per quello che vedo.

1 commento su ““Ora viene la notte?””

  1. Verso un domani migliore…perchè il domani è inevitabile ed è nostro impegno fare sì che sia migliore. Gli eventi di questa settimana italiana hanno molto a che fare con la paura, la nostra di genitori e cittadini sia sul versante sociale con l’episodio della scuola di Brindisi, sia sul versante naturale, con il terremoto che ha prodotto come vittime dei lavoratori solitari notturni. Quando si è di fronte alla morte siamo sempre da soli, ma prima e dopo no, gli altri sono presenze che possono, a volte, cambiare il corso degli eventi. In questo panorama desolante vorrei citare la salvezza di una bambina di cinque anni che in Emilia era sotto le macerie ed è stata trovata grazie a una catena di telefonate passate perfino per gli Stati Uniti e il colpo che hanno subito i partiti italiani alle ultime elezioni amministrative. Ne sono usciti tutti con le penne spennacchiate e non lo hanno ammesso, non hanno fatto mea culpa e si sono dichiarati più o meno tutti, soddisfatti e vittoriosi. Come in realtà non è stato. Cosa c’entra tutto ciò con Falcone? C’entra perchè la bontà esiste e la presa di coscienza seguita dall’azione anche. Se è vero che tutte le attività umane hanno un’inizio, una storia e una fine, auspichiamo che sia davvero alla fine quel sistema di connivenze che ha ridotto in questo modo il nostro Paese e che Falcone combatteva

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