
Ieri, 25 anni dalla caduta del muro di Berlino. Nella capitale tedesca si sono susseguite manifestazioni per l’intera giornata. Dal lancio di palloncini alle visite e ai discorsi ufficiali, ma niente di sfarzoso, di eccessivo. La festa l’ha fatta il popolo, allora come ieri. Soprattutto erano presenti le giovani generazioni, i ragazzi, arrivati da tutta Europa, a festeggiare gomito a gomito, facendo eco alle parole della cancelliera tedesca “Noi abbiamo oggi la forza di creare il nostro futuro, noi possiamo volgere la realtà al meglio, ecco il messaggio che la caduta del Muro ci tramanda”. E la realtà è proprio questa.
La mia generazione, nata insieme al muro di Berlino, cresciuta durante la guerra fredda e le crisi militari e politiche ha visto nella caduta del Muro, simbolo della mancanza di libertà, la possibilità di riscatto della democrazia e con essa la concreta possibilità di un nuovo tipo di libertà che avrebbe assicurato il benessere.
Anche questo pensiero si è rivelato un’utopia, ai blocchi politici si è sostituito un mondo globalizzato, come alcuni storici sostengono, privo di “alternative”, in cui il clima politico e morale è decisamente decaduto.
Ma io ci voglio credere, e voglio credere soprattutto nelle nuove generazioni e nella loro prodigiosa capacità di cambiare il corso della storia proprio come è accaduto il 9 novembre 1989. Evviva la festa, dunque, evviva la commemorazione, affinché la storia continui ad essere “magistra vitae”… per non dimenticare.
Soprattutto per non dimenticare.
(Anche se non pare che la Storia insegni molto , visti gli errori che si continuano a perpetrare nel mondo!)