La casa della moschea di Kader Abdolah

Provo un piacere: quando con il treno mi fermo a Milano, per proseguire il viaggio fino a Ginevra (o viceversa per portarmi a Pistoia),  ne approfitto per andare alla libreria delle Messaggerie, vicino alla stazione, dove passo sempre un po’ di tempo in cerca di qualcosa da leggere nel viaggio. E’ lì, nello scaffale dedicato ai suggerimenti della libreria, che ho scoperto uno dei miei libri preferiti, sicuramente uno di migliori che abbia letto in questi ultimi anni:  il romanzo di Romain Gary, La vita davanti a séun libro assolutamente da leggere, che l’autore pubblicò nel 1975 e che gli valse il Prix Goncourt. Non gli sarò abbastanza grata alla libreria per avermelo fatto scoprire. Poco tempo fa mi sono di nuovo lasciata convincere da un loro suggerimento e ho scelto il libro di un autore iraniano, Kader Abdolah, che si intitola La casa della moschea (Iperborea ed).

Mi incuriosiva cosa scriveva  l’autore nella prefazione: “ho scritto questo libro per l’Europa. Ho scostato il velo per mostrare l’Islam come modo di vivere…un Islam moderato, domestico, non quello radicale”.  L’ho letto tutto d’un fiato e, come spesso succede, mi sono ritrovata dentro le atmosfere di questa famiglia persiana che vive nella casa della moschea e vede passare negli anni il regime dello scia, l’arrivo di Khomeini e tutto ciò che ne è seguito. Mi sono affezionata al patriarca di quella famiglia,  Aga Jan, “un autentico figlio della casa della moschea” che ha il ruolo di custode della storia; un uomo saggio che sa capire e attendere il passaggio degli avvenimenti più drammatici, rimanendo  sempre saldo sulle sue radici. Infine il libro  mi è ancor più piaciuto perché l’autore è un rifugiato politico (vive in Olanda dal 1988), perseguitato prima dallo scia e poi dal regime di Khomeini. Si capisce che si sente un uomo in transito e che con la scrittura cerca di raccontare da lontano la storia della sua terra, vedendo le vicende storiche  dell’Iran attraverso il racconto quotidiano di una famiglia.

Assolutamente da leggere, se davvero vogliamo cercare di comprendere meglio l’Islam e la sua cultura.