
A proposito di transito, chiunque abbia dimestichezza o solo qualche frequentazione con questo argomento, sa che la prima cosa da cui si viene investiti quando si è in transito è il “miscuglio di tipi”.
Asiatico, europeo, afro e via dicendo, sino alla completa circumnavigazione del globo e ritorno.
Ci sono dei posti, che in quanto a miscuglio di “tipi” offrono una varietà tale che a viverci si ha la stessa impressione che si avrebbe sfogliando pagine di antropologia.
La Svizzera, e la Côte du Leman, ne sono veramente un notevole esempio.
E allora, capita di incrociare occhi decisamente asiatici su un viso troppo pallido per essere tale o occhi troppo chiari per venire dallo stesso medio-oriente da cui proviene il resto del volto, e cosi via.
Tra un pensiero fugace e l’altro su questo argomento, ci si ritrova a farsi domande dal sapore lontanamente antroplogico.
E noi, che siamo italiani, ci accorgiamo che italiano è uno dei piu’ importanti genetisti e antropologi a livello mondiale, Luigi Luca Cavalli Sforza, che lo scorso Gennaio ha compiuto 90 anni.
Il suo 90esimo compleanno coincide con l’apertura a Roma di Homosapiens, mostra di cui Cavalli Sforza è curatore. E non una mostra qualunque, ma la prima grande mostra internazionale, che ci dice da dove veniamo e come siamo riusciti a popolare l’intero pianeta.
Cavalli Sforza, riportando un pensiero che fu già di Darwin, ci illumina sull’impossibilità di parlare di razze all’interno del genere umano, data la variazione dei caratteri umani profondamente continua.
E cosi, la prossima volta che guardando qualche nostro compagno/a di “transito”, ci scopriremo ad ammirarne il risultato di combinazioni genetiche delle piu disparate, ci conforterà sapere che queste sono anche la meravigliosa conferma che il razzismo non è scientificamente accettabile.