Il mistero dell’affresco perduto….

Gli ingredienti per un grande giallo ci sono tutti.

Un affresco scomparso, uno studioso ossessionato dal dipinto perduto, un indizio sibillino posto in un angolo dell’affresco che potrebbe aver ricoperto il capolavoro, fatto da una bandierina con una scritta enigmatica: «cerca trova».

Parliamo dell’affresco della Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci, di cui da secoli si sono perse le tracce.

Il dipinto è appunto una celebrazione della battaglia combattuta ad Anghiari e vinta dai Fiorentini nel 1440 contro i Milanesi. La battaglia fu di poca rilevanza bellica, tuttavia di grande importanza politica, in quanto i fiorentini non persero la sovranità sulla loro terra (Machiavelli la ricorda con queste parole ironiche : “Ed in tanta rotta e in si lunga zuffa che durò dalle venti alle ventiquattro ore, non vi morì che un uomo, il quale non di ferite ne d’altro virtuoso colpo, ma caduto da cavallo e calpesto spirò”).

Poiché la battaglia consacrò Firenze a grande potenza egemone nell’Italia centrale, i Magistrati della città, e precisamente Pier Soderini, Gonfaloniere della Repubblica, nel 1503 assegnò a Leonardo da Vinci il compito di dipingerla in un grande affresco, su una delle pareti della Sala del Gran Consiglio di Palazzo Vecchio. Questa prestigiosa commessa diede a Leonardo la possibilità di sperimentare nuove tecniche pittoriche, che tuttavia si rivelarono fallimentari. Infatti il dipinto fin da subito risultò compromesso a causa di un complesso processo di essiccamento. Sebbene lo stesso Leonardo non volle terminare l’affresco, tuttavia esso fu conservato per alcuni anni e i suoi contemporanei poterono ammirarlo o, per lo meno, ammirarne i cartoni, se è vero che Rubens lo riprodusse nel dipinto oggi conservato al Louvre e Biagio di Antoio poté farne uno studio, che oggi è alla National Gallery of Ireland di Dublino.

A metà del 1500 i governo fiorentino decise un rinnovamento della grande sala e i dipinti esistenti furono rimpiazzati dall’opera del Vasari. A questo punto si persero le tracce dell’affresco, immaginando che l’opera fosse irrimediabilmente perduta, cancellata per fare posto alla nuova decorazione.

Ma l’ingegner Maurizio Seracini fondatore del CISA3 (Center of Interdisciplinary Science for Art, Architecture and Archaeology) dell’Università della California di San Diego, non la pensava così. E questo caparbio personaggio per trent’anni ha percorso una strada differente alla ricerca di tracce dell’antico affresco di Leonardo.  L’ingegnere, convinto che il dipinto (o parte di esso) debba trovarsi proprio nel luogo dove era stato destinato, ha compiuto nel corso degli anni una serie di delicati rilevamenti che sembrano dargli ragione. Raggiunto recentemente attraverso una sonda il muro sottostante al dipinto del Vasari, sono stati raccolti dei campioni interessanti. L’ulteriore analisi su un campione di colore nero ha rivelato la compatibilità di quest’ultimo con il colore nero utilizzato per la Gioconda e per il San Giovanni del Louvre.

Il mistero dunque continua e noi, assuefatti agli intrighi di Dan Brown, aspettiamo con ansia il risultato delle ricerche chiedendoci però, e anche un tantino preoccupati, se l’affresco perduto dovesse veramente trovarsi sotto il dipinto del Vasari, che si potrà fare?