Qualche anno fa, appena arrivata in Svizzera, cercavo di spiegare ad un’amica inglese, con una certa pochezza di argomenti e soprattutto di parole (inglesi!) l’idea che i figli non debbano avere una vita sempre completamente organizzata da noi (ora per ora, giorno per giorno, anno per anno…) anzi che sia necessario che a volte provino noia, che si perdano in lunghi pomeriggi di ozio, durante i quali imparare a gestire il proprio tempo e lasciare la mente libera di scorrazzare senza freni. Allora, dal mio “elogio dell’ozio” avevo ricavato uno sguardo scettico e una risposta un po’ irritata sull’importanza del compito dei genitori. Oggi finalmente la rivincita! Sulle news della BBC on line, riprese dal Corriere della Sera, c’era l’incontrovertibile annuncio fatto da una scienziata del comportamento inglese. Dopo anni di studio la dottoressa Bolten dell’università dell’East Anglia ha finalmente ridato all’ozio e alla conseguente noia una dignità, affermando che ai giovani dovrebbe essere concesso di annoiarsi poiché in tal modo possono sviluppare la loro innata capacità creativa. Riportando l’esperienza di una scrittrice e di un artista la dottoressa Bolten dell’università dell’Est Anglia scrive che è la stessa natura umana che tende a riempire il vuoto creato dall’ozio e dalla noia rendendo tali momenti attimi di intensa attività creatrice! I ragazzi in special modo beneficiano di tali momenti seguendo i loro processi speculativi o assimilando le esperienze attraverso la semplice osservazione del mondo che li circonda.
Insomma sarebbe anche grazie a questi momenti di “pausa” che si riescono a sviluppare gli stimoli interiori.
Ma da adulti è ancora possibile provare questa sensazione di totale sospensione, di abbandono al languore di un momento? O forse si diventa complicati al punto che non siamo più capaci di “oziare” veramente proprio perché terrorizzati dalla noia?
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50 sfumature di… noia
Se ne è parlato e discusso a lungo. Da una certa critica è stato acclamato come il capolavoro erotico del 21 esimo secolo. Pare, ma non ne sono certa, che negli Stati Uniti stiano già realizzandone il film. Sto parlando del controverso feuilleton in tre (voluminosi) tomi 50 sfumature di grigio, al quale seguono 50 sfumature di rosso e 50 sfumature di nero… Il che, tutte insieme, realizzano 150 sfumature di noia mortale. Scritto come una sceneggiatura da una casalinga inglese 48enne, E. L. James, pseudonimo di Erika Leonard, laureata in storia medievale e con figli adolescenti (e qui scatta anche una certa dose di invidia pensando al parallelismo fra me e lei… non ci potevo pensare prima io a scrivere un best seller, accidenti!) che in poche settimane con il suo libro ha scalato le classifiche di vendita, piazzandosi ai primi posti in Europa e Stati Uniti. È la storia di un amore (?) sadomaso, fra una 21enne, chiaramente disadattata e problematica, Anastasia, (personaggio che ricorda la protagonista di un’altra famosa saga contemporanea: Twilight, alla quale l’autrice ha candidamente ammesso di essersi ispirata), la sottomessa, e uno straricco/bello/sexy/giovane/neppure bavoso/misterioso capitano di industria 27enne (ma non eravamo nell’epoca dei bamboccioni? Quelli che rimangono da mammà fino ai quaranta? Ah no scusate si parla della ricca America), bello come un dio greco, e con chiare turbe della personalità, il dominatore. La trama in sostanza è questa: colpo di fulmine, corteggiamento, accoppiamento.
A più riprese si è parlato di questo libro come capolavoro, zozzeria, manuale erotico e chi più ne ha più ne metta. È stato indicato come segno dei tempi in cui la donna, raggiunta la presunta parità dei sessi, sente il bisogno, oggi più che mai di lasciarsi andare alla sottomissione come antico e rassicurante stereotipo (???). Qui inoltre la sottomessa oltre ad aver fatto colpo sullo scapolo piú bello e corteggiato del Nord America ne riceve come beneficio cene con ostriche, passaggi in elicottero, suites principesche, guardaroba invidiabili… In effetti in qualche raro momento di lucidità la poverina si chiede se questo può significare essere una “mantenuta”, ma tutto viene sacrificato sull’altare del presunto dio amore.
Sono sinceramente perplessa, devo dire che il primo libro non ha suscitato in me nessun pensiero controverso, sono certa che alcuni romanzi Harmony si spingano più in là e a volte sono addirittura scritti meglio. Devo dire che la noia mortale mi ha preso fin dalla descrizione del terzo o quarto amplesso (non ricordo esattamente visto che sti due ci danno dentro in continuazione) e ho faticato ad arrivare alla fine (rimpiangendo i romanzi Delly della mia infanzia). Dubito che leggerò il seguito, ma trattandosi di libri da ombrellone, se ne avrò la forza, saltando pagine e pagine (che spreco di parole!) di dettagliate descrizioni dei più fantasiosi atti sessuali, non mi spiacerebbe sapere che fine faranno quei due, preferendo la storia romantica alle manette e ai frustini.
Posso sbilanciarmi? Poiché il libro é scritto come una sceneggiatura devo dire che mi ha fatto rimpiangere le atmosfere (quelle sì torbide e sensuali) di un classico del cinema Ultimo Tango a Parigi… Sarà stato per l’attempato e inarrivabile Marlon Brando, carico di una attrattiva veramente animalesca (altro che il giovincello del romanzo)? Ma forse è solo una questione di età…