La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

150223_90anniversarytoc_rd Depero e New YorkerIl 21 febbraio del 1925 uscì il primo numero di quello che è diventato uno dei magazine più longevi e famosi al mondo: The New Yorker. Fra qualche giorno dunque saranno 90 anni che per 47 volte all’anno, la rivista creata da Harold Ross e dalla moglie Jane Grant, sarà in edicola con una veste celebrativa che comprende 9 copertine, una per ogni decade.

Il magazine che ha fatto dello spirito cosmopolita e sofisticato la sua bandiera, si occupa da sempre di reportage, critica letteraria, saggi, narrativa, commenti politici e sociali, satira, poesia e fumetti. Esso è divenuto nel tempo un luogo di incontro fra scrittori e giornalisti, in cui l’attenzione alla narrativa contemporanea ben presto diventa il punto focale della sua comunicazione. È qui infatti che scrivono Roth, Salinger, Nobokov presentando alcuni racconti brevi, ma anche la Munroe, Murakami, Shaw, Capote e tanti altri.

Segno caratteristico della rivista in questi novant’anni di vita sono sempre state le copertine, realizzate di volta in volta da artisti non solo americani (ricordiamo ad esempio la copertina futurista disegnata da Depero) e spesso controverse (la copertina completamente nera di Ad Reinhardt dopo l’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre).

Insomma una vera e propria istituzione resa tale dalla scrupolosa verifica delle notizie prima della pubblicazione e dalla cura editoriale quasi maniacale.

MADIBA!

mandela

Sarebbe davvero scontato poter dire qualcosa su Nelson Mandela, allora abbiamo deciso di ricordarlo semplicemente  mostrando la copertina del New Yorker della settimana prossima a lui dedicata, che lo celebra attraverso le parole e il ritratto fattogli da un giovane artista africano, Kadir Nelson:

“From looking at the photos of the time, I could see that the energy around him was very strong and that his peers were very much with and behind him, he was clearly a leader. I wanted to make a simple and bold statement about Mandela and his life as a freedom fighter. The raised fist and the simple, stark palette reminded me of posters and anti-apartheid imagery of the nineteen-eighties. This painting is a tribute to the struggle for freedom from all forms of discrimination, and Nelson’s very prominent role as a leader in the anti-apartheid movement.” (dal sito on line di The New Yorker, 5 dicembre 2013).