Qualche anno fa, appena arrivata in Svizzera, cercavo di spiegare ad un’amica inglese, con una certa pochezza di argomenti e soprattutto di parole (inglesi!) l’idea che i figli non debbano avere una vita sempre completamente organizzata da noi (ora per ora, giorno per giorno, anno per anno…) anzi che sia necessario che a volte provino noia, che si perdano in lunghi pomeriggi di ozio, durante i quali imparare a gestire il proprio tempo e lasciare la mente libera di scorrazzare senza freni. Allora, dal mio “elogio dell’ozio” avevo ricavato uno sguardo scettico e una risposta un po’ irritata sull’importanza del compito dei genitori. Oggi finalmente la rivincita! Sulle news della BBC on line, riprese dal Corriere della Sera, c’era l’incontrovertibile annuncio fatto da una scienziata del comportamento inglese. Dopo anni di studio la dottoressa Bolten dell’università dell’East Anglia ha finalmente ridato all’ozio e alla conseguente noia una dignità, affermando che ai giovani dovrebbe essere concesso di annoiarsi poiché in tal modo possono sviluppare la loro innata capacità creativa. Riportando l’esperienza di una scrittrice e di un artista la dottoressa Bolten dell’università dell’Est Anglia scrive che è la stessa natura umana che tende a riempire il vuoto creato dall’ozio e dalla noia rendendo tali momenti attimi di intensa attività creatrice! I ragazzi in special modo beneficiano di tali momenti seguendo i loro processi speculativi o assimilando le esperienze attraverso la semplice osservazione del mondo che li circonda.
Insomma sarebbe anche grazie a questi momenti di “pausa” che si riescono a sviluppare gli stimoli interiori.
Ma da adulti è ancora possibile provare questa sensazione di totale sospensione, di abbandono al languore di un momento? O forse si diventa complicati al punto che non siamo più capaci di “oziare” veramente proprio perché terrorizzati dalla noia?