Giappone: moda, sushi e fantasia…

Da quando dal Giappone mi è giunto in dono un fantastico libro intitolato semplicemente Sushi, che non solo ne narra la storia, ma anche la tecnica e i segreti (e credetemi fare un buon risotto alla milanese è decisamente più difficile, sebbene meno esotico), sono diventata una fan sfegatata di questo paese e delle sue stranezze.

Che il Sol Levante sia ormai il “nuovo mondo” è assodato. E molte delle nuove mode e tendenze che spopolano anche in Occidente, le più bizzarre e improbabili, arrivano proprio dal Far Far East! Questo è un argomento che solo in apparenza sembra frivolo, ma che nasconde tuttavia i segni del profondo malessere di un’intera società, basata sull’obbedienza, la disciplina, l’adesione a rigidissime regole comportamentali che annullano l’individuo per conseguire una presunta e forse impossibile armonia universale.

Senza volermi ulteriormente addentrare in questo spinosissimo argomento, voglio solo parlare di alcune tendenze dei giovani giapponesi che sottolineano la volontà delle nuove generazioni di spezzare un sistema percepito come troppo stretto e soffocante.

Sono certa che pochi di voi hanno sentito parlare di Harajuku o Agejo Girls o di Maid o Cat Cafe.

Ebbene sono solo alcune delle innumerevoli new waves seguite dal pubblico giapponese.

Le ragazze Harajuku formano una vera e propria tribù metropolitana. Per dare sfogo alla propria creatività sono alla ricerca di uno stile assolutamente personale, che sfocia inevitabilmente nella stravaganza e nella trasgressione a tutti i costi. Matrice comune è il pervicace rifiuto della moda corrente.

Le ragazze Agejo sono giovani donne che sfoggiano pelle bianchissima, occhi enormi, esaltati dal trucco e dalle ciglia finte, capigliature curatissime con capelli lunghi e boccoli, spesso biondi (???), vere e proprie bamboline di porcellana.

Ma quello che mi ha fatto impazzire veramente, mentre sul web ero alla ricerca di qualche altra gustosa chicca nipponica, sono due tipi di locali veramente trendy in questo periodo! I Maid e i Cat Cafe. Locali a tema in cui il giapponese “tipo” si rifugia per una pausa.

I primi sono locali che erano stati immaginati per gli Otaku dei fumetti (gli otaku noi li chiameremmo i malati di manga, quelli ossessionati dalle strisce) in cui la prerogativa è essere accolti da cameriere con divise che ricordano la foggia vittoriana,

ricche di pizzi e col grembiulino bianco e la crestina, ma che sono terribilmente corte. Le cameriere, addestrate a parlare e ad agire come cartoons, per metterti a tuo (dis)agio accolgono il cliente con la frase “ben tornato a casa, onorato padrone”. E basta questo, pare, per mandare in visibilio il popolo maschile giapponese, ma non temete donne, esiste il corrispettivo femminile: i Butler’s cafe (che orrore!).

Ebbene il pezzo da novanta per me sono i Cat cafe, e mi commuovo pensandoci, non certo per l’amabilità dei quieti gattoni che vi circolano, quanto piuttosto al pensiero di quanto possano sentirsi soli e disperati i frequentatori di tali locali, forzati a non poter neanche possedere in casa propria un animale assolutamente non invasivo come il gatto. Infatti si tratta di luoghi in cui bere, comodamente seduti, un caffè, godendo del privilegio di coccolare un gatto!

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Autore: italianintransito

Storica per amore dei fatti, accanita lettrice per passione, scrittrice a tempo perso. Il blog è una finestra sul mondo, un modo per far sentire la propria voce da un luogo non lontano geograficamente, ma distante anni luce dal mio passato. Condivido ciò che scopro e ciò che so cercando di non perdere mai l'entusiasmo per quello che vedo.

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