Per noi che viviamo all’estero il Natale può assumere varie colorazioni. Colori diversi perché a seconda del parallelo in cui ci troviamo capita di passare dal “bianco” Natale, con gelo e neve, al grigio appiccicoso di una megalopoli equatoriale, in cui gli abeti di plastica raccontano una storia che non tutti comprendono, oppure, ed è l’ipotesi migliore, all’azzurro scintillante di un mare sconosciuto, dall’altra parte del mondo.
Tuttavia, se le colorazioni del Natale sono tante e magari improbabili, per noi che siamo lontani Natale significa soprattutto “ritorno”. Il ritorno a casa caratterizza infatti questo periodo di festa e l’attesa del ritorno sostituisce quella sensazione che provavamo da bambini al pensiero del Natale e che ci faceva restare svegli la notte della vigilia sbirciando attraverso la porta di vetro della sala, cercando di capire se Babbo Natale, o meglio, Gesù bambino era già passato a portare i doni.
Non smettiamo di contare i giorni, le ore, i minuti che mancano per riabbracciare i figli, per incontrare i propri cari, per mettersi in viaggio verso “casa” o per aspettare la famiglia in quella che è diventata la nuova “casa”.
Poco importa se ci sarà troppa confusione e la lasagna non “verrà” come in Italia (perché qua é difficile trovare tutti gli ingredienti), poco importa se i giorni voleranno e non riusciremo a salutare tutti (ci avremo almeno provato).
Se è vero che esiste una “magia” del Natale, penso, che per noi, sia proprio questa.