È una settimana leggera. È infatti la settimana del Festival di San Remo, di san Valentino, del Festival del Cinema di Berlino. Dunque le cartoline da inoltrare sarebbero veramente tante (per la noia suscitata, ancora una volta, dalla kermesse di San Remo, per i cuoricini che spuntano ovunque a festeggiare la festa degli innamorati, per l’uscita del film 50 sfumature di grigio, definito dai critici una vera e propria “boiata”).
Ma, in tema di leggerezza, stamattina la cartolina la voglio spedire ai tre giudici di Master Chef. Bisogna riconoscerlo, il programma mi tiene legata alla poltrona da diversi giovedì sera, ma, a ben riflettere non riesco a capire perché. Quest’ultima edizione è la più “recitata” della serie. I giudici impersonano una sorta di “cattivissimo me” e dispensano non solo consigli di cucina (pochi, tuttavia interessanti) ma soprattutto consigli che la mia mamma chiamerebbe “di vita” (a mio parere assolutamente banali e inutili), tutto in nome dello show, esclusivamente per “fare spettacolo”. E via dunque con il pistolotto sulla personalità, sul modo di affrontare le sfide, su come comportarsi e come non comportarsi, e mai come in questa edizione le lacrime si sono sprecate a fiumi. Per carità, quando aprono la bocca per spiegare come si cuoce la carne di un Germano reale, i tre sono delle vere e proprie divinità della cucina, ma quando invece fanno i Guru lanciandosi in altri campi… beh allora scatta il ridicolo. È come comprare una borsa di Prada finta sulla bancarella del lungo mare!
La domanda nasce spontanea: è la formula che sta annoiando o sono proprio i tre giudici dell’edizione italiana?
Non riesco a seguirli…..
So che esistono perché Crozza faceva l’imitazione di uno di loro e quello mi divertiva molto.
Ho capito cosa vuoi dire quando nomini i”pistolotti” elargiti dai vari opinionisti improvvisati…..
Se pensiamo a tutte le persone che si “nutrono”solo di quelli , be’ , si spiegano tante cose…
Bello il post!