Se nel Regno Unito (chissà fino a quando unito…) hanno Banksy, l’anonimo e geniale “graffiti artist”, noi in Italia, meglio, a Napoli, abbiamo Roxy in the box, al secolo Rosaria Bosso, professione artista.
Figlia della città partenopea dove ha studiato e lavora, Roxy in the Box parte dal questo immenso calderone di contraddizioni, dolore e fantasia che è Napoli per sferrare una pungente critica alla società contemporanea che indaga, colpisce e schernisce attraverso pittura, video, istallazioni e performance. Veicola il suo messaggio attraverso la Pop art, ricca di colori vivissimi che, come lei stessa afferma, “riempiono” i suoi neri, e un’ironia graffiante che non risparmia niente e nessuno.
Analisi dei problemi sociali ed etici, occhio puntato sulla quotidianità difficile di centinaia di migliaia di persone, Roxy elimina dalle sue opere ogni tipo di retorica rendendo ancor più drammatici i temi che tratta.
In questi giorni a Napoli ha intrapreso un’azione pittorica e performativa dal titolo “Storie che hanno fatto la storia” in cui, grazie alla collaborazione degli studenti dell’Accademia di belle arti di Napoli, dipinge e dà voce a nove personaggi che appartengono all’identità artistica della città. Concetta Barra, Artemisia Gentileschi, Bud Spencer e gli altri, rivivono in piazza Montesanto, dipinti sui basamenti degli ulivi che ornano lo spazio urbano. Su ogni basamento c’è anche una citazione, il messaggio è che la storia deve aiutarci ad andare avanti e pertanto noi dobbiamo sostenere a nostra volta la storia, anche quella di personaggi poco conosciuti che ne sono stati protagonisti. I giovani attori hanno instaurato con i passanti un forte legame raccontando la storia di coloro che erano stati dipinti. Tutti avevano un interprete tranne Totò che l’artista ha voluto lasciare all’interpretazione di chiunque volesse raccontare una storia su di lui, quasi come se lui più di tutti gli altri incarnasse il vero spirito napoletano.
Interessante e bizzaro.