Chiacchiere del Lunedì

D’inverno il sole è stanco a letto presto se ne va ma che freddo fa ma che freddo fa ! Non ce la faccio più ma che freddo fa ma che freddo fa cantava Nada negli anni Sessanta nessuna canzone è più adatta a questo fine settimana. Qui in Svizzera neve, vento e ghiaccio. Ma che dire a me mette l’allegria.

-Niente allegria: depressione e voglia di vino caldo! L’altra notte mi sono svegliata e ho dato una sbirciata fuori dalla finestra: il vento ululava e trascinava raffiche di neve (sì signori la neve!) che sembrava di stare a Vladivostock. Freddo glaciale, tutto d’un colpo, come ormai ci ha abituato questo pazzo clima.

-non sono d’accordo il freddo crea un’atmosfera più intima, tutti hanno più voglia di stare in casa chiacchierare davanti a una bella tazza di tè.

-Il colmo della beffa è stato aprire la mail stamattina e trovare la news letter di Ikea che recitava più o meno così: “ecco come passare un inverno piacevole con pochi tocchi e poca spesa: trasformate casa vostra in un’accogliente baita di montagna”… sono rimasta senza parole! Un animale a sangue freddo come me deve stare al sole sennò scatta la malinconia del caldo, del mare e dell’estate!

Intanto beccati sto pezzo storico di Italia

Un passaporto per le arti: libera circolazione alle idee

La Gioconda, particolare del dipinto, Leonardo da Vinci, circa 1503-1507

Leonardo nel 1516 lascia l’Italia per la Francia per andare a lavorare alla corte di Francesco I, con se porta alcuni dipinti tra cui La gioconda che, dopo la sua morte (1519), entra ufficialmente nelle collezioni del re di Francia. Il dipinto riscuote da subito amplissima attenzione e, nel corso dei  secoli, diventa forse l’opera d’arte più famosa del mondo.

E’ giusto fermare gli artisti alle frontiere? Possiamo impedir loro di muoversi liberamente? Cosa tolgono le frontiere al mondo?  “ Ringrazio il destino per avermi condotto sulle rive del Mediteraneo” diceva Marc Chagall, nel 1950, quando si stabiliva definitivamente a Vence in Costa Azzurra. Lo stesso stupore felice doveva aver provato Picasso che, sempre in quegli anni, scopriva la passione per la ceramica, lavorando a Valluris. E cosa pensare delle migrazione di artisti europei in America, tra le due guerre? Saranno loro a produrre la base per l’arte americana del dopoguerra. Tra gli artisti viaggiatori penso all’artista Alighiero Boetti che, nei primi anni Settanta, si recò più volte in Afghanistan creando le famose Mappe di cui qui sotto vedete un’immagine.

Alighiero Boetti, Mappe,1972-73

Il desiderio di muoversi degli artisti sembra aver suscitato anche l’interesse della Tate Britain, che ha inaugurato da poco a Londra la mostra  Migrations: Journeys into British Art. In questa esposizione si è tentato di coprire l’arte a partire dai secoli XVI-XVII, per giungere sino ai nostri giorni, tracciando una mappa di tutti quegli artisti non inglesi che hanno risieduto in Inghilterra e hanno contribuito alla scena artistica del paese. La mostra parte da Van Dyck, passando per l’arte di Whisler, e poi di Mondrian, per arrivare ad artisti contemporanei come la belga Francis Alys che, lasciata  l’Inghilterra, attualmente vive e lavora a Messico City.