Un mercatino delle pulci con verdure… dove ognuno può portare ciò di cui non ha più bisogno, in buono stato s’intende, con banchetti di fortuna o con la merce disposta su teli colorati. Ognuno si arrangia come può.
Ma cosa c’è di differente fra questo mercatino e altri simili in giro per il mondo? Qui la merce esposta è tutta gratuita, ognuno può passare e servirsi di ciò che ha bisogno (anche in questo evidentemente bisogna avere il buon gusto di non presentarsi con i camioncino e il rimorchio!). Assolutamente vietati, non solo la moneta, ma anche gli scambi e i baratti.
Nata in Agentina, quella della gratiferia non é una semplice moda dettata dai tempi difficili, ma una vera e propria filosofia. È la parte più visibile di un movimento socio politico culturale ed economico in cui, attraverso la liberazione dall’eccesso materiale, si raggiunge la felicità di tutti: « un mercato in cui nessuno si riempie le tasche, ma allo stesso tempo nessuno va via a tasche vuote » come recitano i sostenitori della gratiferia.
Ariel Rodriguez Bosio autoproclamatosi padre spirituale di questa nuova forma di fiera afferma in un video postato su YT che tale idea intende portare alla « liberazione materiale » al fine di sganciarsi « dalla oppressione del sistema economico ». Far « girare » ciò di cui non abbiamo più bisogno, ma che potrebbe servire ad altri, combattendo la tendenza ad accumulare senza sosta qualsiasi bene materiale, sul lungo periodo minimizzerebbe l’impatto ambientale che la domanda di beni e la conseguente produzione determina, e produrrebbe un beneficio anche a livello ambientale con un minore volume di rifiuti.
Il movimento si sta espandendo a macchia d’olio dal sud America è giunto negli Stati Uniti, in Canada e ultimamente è sbarcato anche nel Vecchio Continente.
Una cosa è certa, ovunque si parli di gratiferia l’accento cade sullo scambio di beni « attraverso l’amore », questi mercatini sono un luogo in cui si dona per il piacere di farlo non in attesa di una contropartita, un concetto un po’ decaduto nella nostra società.
Utopia o le cose stanno davvero cambiando?