Mi dai una mano?

Quante cose si possono conoscere con la mano? La realtà può essere meglio approfondita ad occhi chiusi?  Privilegiare altri sensi che non siano la vista può essere utile anche per l’arte. E così nelle Marche, ad Ancona, è nato un museo tattile collocato dentro la bellissima Mole Vanvitelliana. Installazioni al buio per un percorso d’arte dove si possono toccare opere di artisti contemporanei originali, come Marino Marini, Arnoldo Pomodoro, Arturo Martini e poi anche opere di artisti antichi.

Si tocca e si capisce l’arte.  La mano è la protagonista anche in Svizzera, in un piccolo ma curioso museo di Losanna che si chiama Museo della Mano, promosso dalla Fondazione Verdain.  Un museo da visitare per la curiosa collezione di questo medico, Claude Verdain, celebre chirurgo della mano, che ha raccolto durante la vita piccole sculture o riproduzioni di mani. Oltre a esporre la propria collezione, il museo organizza mostre legati ai sensi (www.verdain.ch)

Chi tocca capisce meglio le emozioni dell’arte e questo lo testimoniano anche le ricerche teatrali volte a risvegliare i nostri sensi. Mi riferisco in modo particolare al bellissimo Teatro de Los Sentidos,  condotto dalla compagnia del maestro Enrique Vargas a Barcellona. Chi ha mai partecipato ad uno dei suoi spettacoli, in giro per il mondo, sa che gli attori possono guidare gli spettatori in esperienze dove tutti i sensi sono risvegliati: è un teatro che porta in un’altra dimensione.  Chi volesse saperne di più può consultare  www.teatredelossentidos.com

E per finire Pensa con i sensi e senti con la mente era il titolo della Biennale d’arte di Venezia del 2007 e la  mano ce la ritroviamo anche come soggetto d’arte nelle opere dell’artista americano  Bruce Nauman, che ha fatto delle relazioni del corpo con lo spazio la base della sua arte.

Chiacchiere del lunedì

Quattro chiacchiere su To Rome with love l’ultimo film di Woody Allen, visto e commentato fra di noi per voi.

To Rome with Love è l’ultimo film di Woody Allen, girato a Roma, con la maggior parte degli interpreti italiani. Dopo i film ripresi in Gran Bretagna, Spagna e soprattutto dopo il delizioso Midnight in Paris, il regista ci riprova stavolta in Italia, suscitando pareri contrastanti come quelli che leggerete nelle nostre chiacchiere qui di seguito. Fateci conoscere la vostra opinione…

-Caro Woody, non basta mettere “Volare” come colonna sonora per ricreare atmosfere italiane.

-E’ vero ma non siamo ipocriti quella musica ci rappresenta all’estero tutti la conoscono.

-Mi sembra che, alla fine, Roma sia la grande assente (Parigi, Barcellona, ma anche Londra facevano più parte del tessuto dei suoi film)

-Non sono d’accordo le riprese sono molto belle, si intuisce l’amore di Allen per l’Italia.

-I personaggi sono senza spessore, i grossi calibri spiccano su tutti e le storie sono inconsistenti.

-D’accordo per lo spessore dei personaggi, eppure la storia centra alcune debolezze tutte nostre: prendi il cantante sotto la doccia ha una bellissima voce ma non crede in se stesso. Mi sembra la storia dell’Italia: ha grande potenzialità ma non ci crede e non si impegna veramente.

Sappiamo che Woody Allen è affascinato dai film di alcuni grandi registi italiani, De Sica, Fellini, Antonioni, ai quale rimanda con citazioni varie in molte delle sue passate pellicole. Mi sembra che qui abbia voluto citare in qualche modo i grandi maestri, ma l’operazione non gli è riuscita affatto. Anzi è rimasto legato piuttosto agli stereotipi dei personaggi della commedia all’italiana invece di elevare personaggi e storie a livelli più alti. Mi ha delusa!

– Penso che  nel caso di Midnight in Paris Allen abbia sentito la cultura francese più vicina a sè (fine 800 primi 900 scrittori, avanguardie…) mentre per la cultura italiana è più lontana dal suo sentire e allora i riferimenti sono stati cercati nel cinema (Fellini) e poi gli stereotipi (il sesso, pensa agli scandali di questi ultimi anni…, l’importanza della “famiglia”, del cibo). Ci salva solo un fatto, la coppia impersonata dal regista e dalla psichiatra, “gli americani”, alla fine risultano più nevrotici di noi, infatti mentre il baritono torna a cantare in doccia sereno, Allen rimane schizzato.

Insomma, il film ve lo consigliamo, si passano un paio di ore divertenti, forse non è un capolavoro, ma o zampino dell’Allen migliore si intuisce e si apprezza!