Men power?

Secondo voi era davvero necessario istituire un ufficio per la tutela delle pari opportunità maschili?

Ebbene è quello che ha fatto La Direzione della Giustizia e degli Interni del Canton Zurigo, che mercoledì ha nominato il primo incaricato «alle questioni maschili in Svizzera», affermando così la volontà di concentrarsi sui problemi legati all’universo maschile con l’obiettivo di raggiungere una vera e definitiva parità fra uomini e donne.

Andy Capp © Creators syndicate Inc.
Andy Capp © Creators syndicate Inc.

A capo dell’ufficio ci sarà uno psicologo e sociologo impegnato in prima persona nella causa degli uomini e dei padri, promotore della «Festa dei padri svizzeri». L’ufficio nella persona di Markus Theuner, a partire dal primo luglio prossimo, dovrà occuparsi di ciò che può discriminare gli uomini e appianarlo. Si dedicherà in primo luogo alla battaglia intrapresa da quei giovani che vogliono dedicarsi a un lavoro per il quale vengono priviegiate le donne (scusate ma a me viene in mente ormai solo la ricamatrice…), ma anche ad aiutare tutti quei padri e mariti che sono in difficoltà nel concilire casa e lavoro.

Sacrosanto è sostenere i diritti di tutti quei papà che nelle cause di divorzio si vedono sottrarre i figli, che diventano spesso per la donna un arma di ricatto incredibilmente efficiente, e, per fortuna, associazioni che li tutelano sono nate un po’ dappertutto nel mondo, con risultati non sempre convincenti poiché si continua nella tendenza a privilegiare i diritti delle mamme.

Ma, ad esclusione dell’ultimo validissimo argomento, era proprio necessario creare un’istituzione ad hoc per la tutela delle pari opportunità maschili? Soprattutto in Svizzera dove, come in gran parte del mondo, il lavoro femminile a parità di livelli fatica ad essere retribuito nella stesso modo, le donne hanno avuto il diritto di votare solo nel 1971 e dove si percepisce, per carità nelle vecchie generazioni, un soffuso, ma neanche troppo, senso di superiorità maschile?

Per favore fatemi un piacere, fate un semplice esercizio e sostituite al termine  «maschile » il termine «femminile» in tutto questo post, otterrete così un perfetto manifesto feminista anni settanta…

Fotomuseum: dove la fotografia è arte e documento

A venti minuti di auto da Zurigo si trova la cittadina di Winterthur, la sesta in ordine di grandezza in Svizzera. Winterthur ha conosciuto un rapido sviluppo economico nel XIX secolo grazie alle fabbriche di motori, locomotive e alle industrie tessili. Questa ricchezza diffusa ha prodotto mecenati che hanno dato un incredibile impulso alla vita culturale della città.

Ma non è della città che vogliamo parlare, quanto di un suo museo che dalla sua istituzione, nel 1993, a oggi ha acquisito fama mondiale e che da solo varrebbe una visita al Canton Zurigo.

Si tratta del Fotomuseum, il Museo di fotografia, che con l’invidiabile media di sei/otto mostre l’anno ha acquistato grande prestigio nel panorama mondiale dei musei fotografici, guadagnandosi una posizione fra i 10 migliori musei di questo tipo nel mondo e divenendo il primo assoluto in Europa.

Catalogo della mostra su Diane Arbus
Catalogo della mostra su Diane Arbus

Nel museo si guarda alla fotografia “come arte ma anche come documento”. Alla base del programma espositivo stanno tre orientamenti fondamentali: il primo è il concetto di galleria d’arte per i fotografi e gli artisti contemporanei, il secondo il concetto di museo tradizionale che raccoglie le opere di maestri del XIX e XX secolo; il terzo è il concetto di museo storico/culturale e sociologico della fotografia come tecnica applicata ai più differenti campi, dall’architettura alla moda, all’industria.

Dal 3 marzo al 28 maggio di quest’anno il Fotomuseum dedica una mostra a Diane Arbus. «Questa mostra di duecento fotografie offre l’opportunità di esplorare le origini, la portata e le aspirazioni di una forza del tutto originale nel campo della fotografia. Essa comprende tutte le fotografie «icona» dell’artista così come molte altre che non sono mai state esposte al pubblico, fra esse anche i primi esempi del lavoro della Arbus, che dimostrano già la sua caratteristica sensibilità».