Chiacchiere del Lunedì

++ E' MORTA MARIANGELA MELATO ++Vogliamo oggi ricordare due figure del mondo dell’arte e della cultura che la settimana scorsa ci hanno lasciato.

Ci sembra doveroso infatti spendere qualche parola su Mariangela Melato e su Claude Nobs.

La prima splendida e bravissima attrice italiana, il secondo il “maitre” di musica più famoso al mondo, fondatore del Montreux Jazz Festival

Mariangela Melato la vogliamo ricordare per la sua bravura sì ma anche per la sua bellezza particolare, per la sua voce roca e i suoi profondi occhi chiari. Lavorò con i più grandi registi del cinema italiano, la vollero infatti De Sica, Steno, Corbucci, Bevilacqua, i Comencini (padre e figlia), Avati, ma lavorò anche con gli stranieri quali Chabrol, Hodges, Arrabal. Ma il suo grande amore fu e restò sempre il palcoscenico, che calcò da prima donna condotta da registi quali Fo, Ronconi, Visconti…

Noi la vogliamo ricordare  in tre pellicole di Lina Wertmüller che la resero famosa sul grande schermo e che concorsero a cambiare i costumi di un’Italia borghese e ben pensante: Mimi metallurgico ferito nell’onore, Film d’amore e d’anarchia, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto.

claude nobsAltra storia per Nobs, lui preferiva restare dietro al palcoscenico e far esibire i più grandi nomi del jazz mondiale a Montreux. Ne aveva fatta di strada questo cuoco di Territet, la cui più grande qualità era l’ospitalità con la quale incantava anche le stars più riottose del firmamento musicale. Unica concessione che si prendeva era quella di comparire con la sua armonica per qualche momento sui palchi della rassegna, accompagnando le leggende del jazz (e non solo) e presentandosi al pubblico con il suo cane San Bernardo. Uomo geniale e tenace per 46 anni è stato il patron del Festival. Il “Funke Claude” che i Deep Purple citano in Smoke on the water era proprio lui, in quella canzone scritta per ricordare l’incendio del palco di Montreux Festival durante il concerto di Frank Zappa del 1971.

Chiacchiere del lunedì

Quattro chiacchiere su To Rome with love l’ultimo film di Woody Allen, visto e commentato fra di noi per voi.

To Rome with Love è l’ultimo film di Woody Allen, girato a Roma, con la maggior parte degli interpreti italiani. Dopo i film ripresi in Gran Bretagna, Spagna e soprattutto dopo il delizioso Midnight in Paris, il regista ci riprova stavolta in Italia, suscitando pareri contrastanti come quelli che leggerete nelle nostre chiacchiere qui di seguito. Fateci conoscere la vostra opinione…

-Caro Woody, non basta mettere “Volare” come colonna sonora per ricreare atmosfere italiane.

-E’ vero ma non siamo ipocriti quella musica ci rappresenta all’estero tutti la conoscono.

-Mi sembra che, alla fine, Roma sia la grande assente (Parigi, Barcellona, ma anche Londra facevano più parte del tessuto dei suoi film)

-Non sono d’accordo le riprese sono molto belle, si intuisce l’amore di Allen per l’Italia.

-I personaggi sono senza spessore, i grossi calibri spiccano su tutti e le storie sono inconsistenti.

-D’accordo per lo spessore dei personaggi, eppure la storia centra alcune debolezze tutte nostre: prendi il cantante sotto la doccia ha una bellissima voce ma non crede in se stesso. Mi sembra la storia dell’Italia: ha grande potenzialità ma non ci crede e non si impegna veramente.

Sappiamo che Woody Allen è affascinato dai film di alcuni grandi registi italiani, De Sica, Fellini, Antonioni, ai quale rimanda con citazioni varie in molte delle sue passate pellicole. Mi sembra che qui abbia voluto citare in qualche modo i grandi maestri, ma l’operazione non gli è riuscita affatto. Anzi è rimasto legato piuttosto agli stereotipi dei personaggi della commedia all’italiana invece di elevare personaggi e storie a livelli più alti. Mi ha delusa!

– Penso che  nel caso di Midnight in Paris Allen abbia sentito la cultura francese più vicina a sè (fine 800 primi 900 scrittori, avanguardie…) mentre per la cultura italiana è più lontana dal suo sentire e allora i riferimenti sono stati cercati nel cinema (Fellini) e poi gli stereotipi (il sesso, pensa agli scandali di questi ultimi anni…, l’importanza della “famiglia”, del cibo). Ci salva solo un fatto, la coppia impersonata dal regista e dalla psichiatra, “gli americani”, alla fine risultano più nevrotici di noi, infatti mentre il baritono torna a cantare in doccia sereno, Allen rimane schizzato.

Insomma, il film ve lo consigliamo, si passano un paio di ore divertenti, forse non è un capolavoro, ma o zampino dell’Allen migliore si intuisce e si apprezza!