Cartolina

retro-della-cartolina1demis_roussos-let_it_happenOggi la cartolina la dedichiamo a Demis Roussos, da pochi giorni scomparso.

Ma ve lo ricordate quando, imponente nella figura, dal petto scoperto e villoso e col capello lungo, cantava Profeta non sarò? Io me lo ricordo eccome: in una trasmissione di musica condotta da Gianni Boncompagni in cui lui, il nostro Demis, abbigliato in un enorme camicione e con gli stivali dorati o argentati cantava a piena voce. E quell’omone, come si dice in Toscana, sfoderava pure una voce dolce, cantando un pop meolodico.
Ricordo anche Beppe Grillo: “Ma pensate, diceva il comico, una sera vi trovate davanti a un omaccione grosso e peloso e credete di essere finiti; poi quello apre bocca e canta Profeta non sarooooo (e qui Grillo imitava la voce gentile del cantante).

Che tipo, Demis, ne avava fatte di cose.

Era nato a Alessandria ed era di origini greche. Ma pensa: greco a Alessandria, è come se uno dicesse cittadino romano a Leptis Magna, in Libia. Alessandria, fondata dai greci, capitale culturale del mondo ellenistico, quando l’ecumene del mediterraneo parlava, appunto, greco e vi si ammassavano i libri per conservarli nella biblioteca più importante dell’antichità (con Pergamo), si navigava sotto al faro e ci si inchinava passando davanti alla tomba di Alessandro Magno. La comunitò greca si trovava lì da sempre. E il Nostro, in quella comunità, imparò a cantare, nel coro della chiesa greca. Ce lo vedo, immerso in quelle atmosfere ieratiche, con le musiche che accarezzano corde lontanissime. Poi si era buttato nel rock. Ma il rock melodico fine sessanta: gli Aphrodite’s child. Roba che se la senti oggi, sobbalzi sulla sedia. Eppure allora piaceva. Da lì prese il volo col suo pop melodico mediterraneo e con propaggini italiane e francesi. Era una star internazionale e ricordo anche che colpì molto il suo coinvolgimento nella tragica vicenda legata all’aereo della TWA, dirottato da terroristi libanesi, in cui lui si ritrovò, suo malgrado, ad essere fra gli ostaggi.

Beh, diciamocelo, ci fa tanta nostalgia ricordarlo. Come tutto ciò che ricorda quegli anni.

Cookisto e il consumo collaborativo

Il logo di Cookisto
Il logo di Cookisto

Innanzitutto due parole sul significato di “consumo collaborativo”.

All’indomani della grande crisi economica del 2008 si è moltiplicato nel mondo il concetto che l’utilizzo condiviso dei beni di consumo, poteva essere la via vincente per uscire dall’impasse. La condivisione (sharing), il baratto (bartering), il prestito (lending), il commercio (trading), il noleggio (renting), la donazione (gifting) e lo scambio (swapping) potevano essere reinventati e si è fatta largo l’idea che invece di dissanguarsi per acquistare beni o servizi, essi potevano essere messi a disposizione di coloro che ne avevano bisogno da coloro che ne possedevano, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. Mutuato dal linguaggio informatico è nato il P2P (peer to peer) una rete condivisa d’informazioni e materiali concordata tra i vari utenti, irrealizzabile solo fino a dieci anni fa, in quanto con le nuove tecnologie è possibile garantire piattaforme affidabili per le transazioni e, soprattutto, creare attorno a questi nuovi prodotti delle comunità affidabili. Questo in poche parole il significato di consumo collaborativo. Questo modello economico è stato applicato con successo alla mobilità e sono nati Lyft (ride-sharing), Liquidspace (space rental) e Taskrabbit (deliveries and errands); e al turismo con, ad esempio,  Airbnb (bed and breakfast).

Nessuno aveva ancora pensato di applicare il consumo collaborativo alla cucina! E personalmente trovo questa idea davvero geniale.

Il format, forse lo possiamo chiamare così, é nato da una reale esigenza. Infatti il fondatore di Cookisto, il giovane greco Michalis Gkontas, studente di economia all’estero, trovandosi in critiche ristrettezze economiche e incapace di produrre alcunché di commestibile, ha l’idea di creare una comunità di cuochi basata sulla fiducia, che, per una manciata di spiccioli, cucina per coloro che non sanno o non hanno il tempo o la voglia di cucinare. Tutto funziona grazie a Internet. Infatti basta rintracciare il cuoco (anche la casalinga del piano di sotto che ha fatto troppi gnocchi per la famiglia ed è quindi disposta a vendere la soverchia quantità di cibo) più vicino alla tua zona, mettersi d’accordo sul prezzo (ripeto pochi spiccioli), su come ritirare il cibo e il gioco è fatto.

Si parla soprattutto di fiducia (infatti è impossibile monitorare parametri quale l’igiene o la bontà delle materie prime) e dunque la comunità di Cookisto è formata da una parte da inguaribili golosi che non hanno la possibilità per qualsiasi ragione di cucinare e dall’altra da volenterosi cuochi disposti a cucinare in modo sano e (si spera) genuino.

Cookisto 2

La novità è che non esistono mediazioni. Una volta che ti sei aggiunto alla comunità hai un contatto diretto con “l’altro” sia esso cuoco o mangione! Puoi ordinare i tuoi piatti preferiti o proporre i menu in cui sei più forte accedendo al sito e poi attraveso via e-mail, facebook o twitter definire i dettagli.

Cookisto è diventato in breve tempo una realtà in Grecia, tanto che il modello sta per essere esportato nel Regno Unito e probabilmente da lì ovunque.

In attesa di potervi accedere anche qui, devo mio malgrado dedicarmi anche questa sera alla cucina!

Chiacchiere del lunedì

Prova mafalde

Che dire? La Confesercenti lancia un grido di allarme: per un negozio che si apre in Italia tre chiudono i battenti, si va lentamente verso quella che è stata definita la “desertificazione” delle città. Questo è uno degli aspetti della recessione che ci sta colpendo duramente. I consumi si contraggono, la paura di un nuovo aumento dell’IVA non aiuta, la gente non acquista più… non può più acquistare.

Non so se credere alla decrescita felice e mi domando se sarà felice davvero come ci promettono. Ma so per certo, perché l’ho sperimentato dove vivo adesso, che possiamo  “liberare la domenica” e vivere senza negozi aperti almeno un giorno la settimana.

Quando tutto è chiuso si vive meglio. E’ come se invece di riempire il nostro tempo riuscissimo a svuotarlo. All’inizio forse ci dà un senso di disagio, ma poi ti ci abitui e ti senti liberato.

Appena ti svuoti, trovi il tempo per fare cose che non riesci mai a fare. Qui dove vivo, d’estate, molti amano passare i momenti liberi organizzando delle grigliate all’aperto, tutto nella massima semplicità: ogni parco pubblico ha dei luoghi attrezzati per questo, ti  porti l’occorrente da casa, lasci pulito e trascorri una bella giornata sui prati. Una buona occasione per incontrare altre persone e sentirsi meno soli e depressi per l’ennesima passeggiata in un grande centro commerciale.

Le stime parlano chiaro, se il trend continua così nel gennaio del 2014 i nostri centri urbani avranno definitivamente cambiato faccia, divenendo più bui e meno serviti.

Ma il trend negativo non è un primato solo italiano, anzi, se da noi chiudono gli esercizi commerciali altrove sono ben altre istituzioni a gettare la spugna.

Vogliamo parlare della Grecia? Dopo la Televisione di Stato, è di ieri la notizia che, fra le lacrime dei musicisti e dei coristi, anche l’orchestra sinfonica nazionale, dopo settantacinque anni di onorato servizio, sarà sciolta.

Da cosa saranno sostituiti questi pezzi della nostra storia? Riusciremo a trovare una via di uscita o siamo davvero alle soglie di un cambiamento epocale non solo delle istituzioni, del modo di vivere e dell’economia ma soprattutto del modo di intendere il mondo e i segreti equilibri che fino qui ci hanno accompagnato?

… vedremo

Io voglio essere più ottimista una strada ci deve essere e in tutto questo capovolgimento  l’unica direzione da seguire è quella del buonsenso e della buona volontà.

… ci piace

ci piace che la Grecia, come ha affermato Antonis Samaras il leader di Nea Demokratia, primo partito in queste nuove elezioni, abbia “scelto l’Europa”. Siamo sollevati che il popolo greco abbia così dimostrato una profonda maturità politica, sebbene minata dai trascorsi mesi di sbandamento.  La Grecia ha scelto sicuramente la strada più difficile, ma alla fine vincente, per sconfiggere questa crisi che sembra non avere fine…

Ancora mesi di difficoltà e sacrifici sono previsti nel futuro di tutti gli europei, ma solo attraverso la sicurezza di un unità forte e stabile, tutti insieme possiamo farcela!