Collezionare è un’arte?

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Tutte le azioni che compiamo quotidianamente, anche le più banali e ripetitive, nascondono in sé un obiettivo,  il desiderio di raggiungere uno scopo. Che dire di quelle persone che aggiungono alla propria attività quotidiana l’obiettivo di inseguire e arricchire una collezione? Nella mia vita ho conosciuto di tutto:

-il  collezionista di opere d’arte

-il bibliofilo accanito,

-un appassionato di riproduzioni in scala di automobili,

-un’amica folle per avere della  vecchia bigiotteria

-una raccoglitrice di santini,

-una vecchia signora collezionista di campanelli,

-un collezionista di ceramiche moderne,

-un collezionista di aquiloni,

-un collezionista di cartoline.

Qual è il profilo del collezionista? Sbaglierebbe chi pensasse che si tratta di una persona fissata con l’ordine e la catalogazione,non tutti sono così. Definirlo, poi, un accentratore di beni, è limitante. Tutti quelli che ho conosciuto sembravano avere in comune il vivere la collezione come un’avventura, mettendosi sulle tracce degli oggetti che ne potrebbero far parte, come cacciatori che cercano e soffrono per ottenere le loro prede. Il collezionista quando ti presenta la sua collezione ha una luce diversa negli  occhi. Chi colleziona rimane più giovane; questa passione lo aiuta come una ginnastica mentale a rimanere elastico nello spirito e nel cervello. Il collezionista sa che non raggiungerà mai in pieno l’obiettivo di completare la propria collezione, ma ad un certo punto della vita si dedica a trovare il modo molto di salvarla affinché possa rimanere tutta compatta e non debba disperdersi dopo la sua morte, anche per i posteri che ne godranno l’esistenza.

Leggevo un articolo di Ermanno Bencivenga ne Il Sole 24 ore di domenica scorsa (15 dicembre), che parlava  di un tipo di collezionismo tutto da riportare alla luce e da riscoprire, ossia quello sorto nella  seconda metà dell’800: il  collezionismo di farfalle ( in verità ce ne sono ancora ancora nel duemila,: ho un’amica che lo è). L’articolo presentava un libro di William Leach, intitolto : Butterfly People: An American Encounter with the Beauty of the World (New York, Pantheon Books).farfalle1

Esemplari di farfalle rarissime e belle, tutte catalogate per colori dimensioni, che – proprio come molte collezioni – potrebbero divenire preziosi fondi per i musei. E allora mi chiedo collezionare è un’arte?Una passione? Un’ossesione? o la strada per la felicità? Certamente  un capitale per l’umanità.

Contaminazioni

saucisse de ToulouseNe vogliamo parlare? Ma che significa innanzitutto? Il termine è mutuato dal linguaggio letterario: “Fusione di elementi di diversa provenienza nella composizione di un’opera letteraria o simile” (dal Vocabolario della lingua Italiana Treccani). Ora senza voler affatto accomunare la cucina alla letteratura (anche se di operazioni del genere ne sono già state fatte tante e con successo), il termine, però, è molto di moda in ambito culinario. “La cucina è contaminazione, nonché un’arte in movimento che non si può fermare. E di fronte alle correnti di immigrazioni, sempre più le cucine diventeranno un crogiuolo di prodotti, sapori e profumi. La vera cucina italiana sarà quella che riuscirà, ferma sulle proprie diversità culturali dei territori, anche ad aprirsi alla contaminazione” (Il sole 24 ore, 16 giugno 2013).

Forte di questa convinzione ieri sera ho provato ad abbandonarmi alle contaminazioni. Galeotte furono delle lenticchie rosse, regalatemi da una cara amica di origini indiane, e le salsicce di Tolosa acquistate nel supermercato francese.

Che fare di tutto ciò? La cosa più semplice sarebbe stata affidarmi alla “tradizione”: lenticchie alla moda di capodanno e salsiccia in padella… ma no! Troppo semplice e di poco effetto sulla famiglia sempre più esigente.

Dunque l’idea è stata quella di preparare un piatto indiano con riso basmati accanto a salsicce preparate come si fa in Piemonte, con un buon vino rosso corposo.

Il Dhal (che significa semplicemente lenticchia) è uno dei piatti della tradizione vegetariana indiana è una sorta di purè che si ottiene attraverso una lunga cottura della lenticchia che deve sfaldarsi perdendo la propria forma e rilasciando tutto il sapore di cui è capace. Si può gustare da solo o accompagnato dal riso basmati, semplicemente bollito in abbondante acqua salata.

Per il dhal

150 g  lenticchie rosse

1 pomodoro

½ cipolla rossalenticchie rosse

mezzo spicchio di aglio

mezzo peperoncino

½ cucchiaino di tamarindo

6 bacche di cardamomo

½ cucchiaino di curcuma

½ cucchiaino di cannella

cumino

Dopo aver tagliato finemente la cipolla e aver affettato il pomodoro, poneteli insieme  alle lenticchie e a tutte le spezie in 6 dl di acqua. C’est tout, fate cuocere a lungo in modo che le lenticchie di sfaldino. Tenete il tutto al caldo, mentre cuocete il riso basmati.

Passate poi a cuocere la salsiccia

Salsiccia al vino rosso

400 g salsicce

200 g vino rosso

aglio

olio

sale e pepe

rosmarino

Scottate le salsicce, pungetele e portatele a cottura nel vino rosso. Un quarto d’ora dovrebbe bastare.

L’importante è preparare con tutti gli ingredienti un piatto unico: letto di riso, due mestoli di crema di lenticchie e di fianco una bella e succulenta salsiccia…

Ok ora posso affrontare l’inverno!