La vita in un libro, un libro nella vita

È vero che alcuni libri hanno il potere universale di modellare la nostra vita? È vero che certa letteratura ha un impatto rilevante sulle nostre esistenze ?

Le ragioni che ci fanno amare uno scritto, una novella, un romanzo – il quali diventano, per noi, così importanti al punto di cambiare il corso degli eventi – risiedono in preferenze soggettive e personalissime. Ci si innamora di certi lavori, di certi autori spesso senza un chiaro motivo. Le affinità segrete che ci legano spesso rimangono segrete anche a noi stessi. Eppure il potere che ne consegue è dirompente.

6789105Di questo in sintesi si occupa un genere letterario, che ultimamente sta vivendo un grande successo soprattutto nella letteratura anglosassone, il cosiddetto « bibliomemoir », che combina la critica letteraria e la biografia con i toni intimi e privati di un’autobiografia.

Gli scrittori di questo genere di letteratura ci presentano i libri che amano o che hanno amato non come una sorta di alternativa irreale alla loro vita, ma come una tappa stessa della loro esistenza, poiché offrono su di essa una lettura nuova e diversa, divenendone veri e propri capitoli chiave. Questi autori riescono a mettere nero su bianco quello che, in qualche modo, è riuscito a fare al cinema Woody Allen in Midnight in Paris, in cui scrittori e artisti del passato amati dal protagonista diventano persone reali e presenti nella sua vita…

Certi libri offrono a chi li legge un’esperienza così intensa, misteriosa ed “esistenziale”, che non è differente da quella che offre un’opera d’arte. Tale esperienza è così coinvolgente che lo scrittore di bibliomemoir cerca di tradurlo per tutti attraverso le proprie parole.

Ne nascono opere affascinanti, spiritose, argute.18630531

Il bello di questo genere di libri è quello di riuscire a leggere le opere di un certo autore attraverso le parole di uno scrittore che lo amato incondizionatamente e questo può indubbiamente aprire nuovi orizzonti di comprensione, soprattutto per quegli autori considerati « difficili ». I limiti di questo genere letterario sono sempre gli stessi : povertà di idee, linguaggio inadeguato e luoghi comuni…

Genere ancora poco conosciuto e apprezzato in Italia, vi offriamo due titoli ad esempio : di Joanna Rakoff, My Slinger Year, e Outside of a Dog: A Bibliomemoir di Rick Gekoski.

 

Chiacchiere del lunedì

Quattro chiacchiere su To Rome with love l’ultimo film di Woody Allen, visto e commentato fra di noi per voi.

To Rome with Love è l’ultimo film di Woody Allen, girato a Roma, con la maggior parte degli interpreti italiani. Dopo i film ripresi in Gran Bretagna, Spagna e soprattutto dopo il delizioso Midnight in Paris, il regista ci riprova stavolta in Italia, suscitando pareri contrastanti come quelli che leggerete nelle nostre chiacchiere qui di seguito. Fateci conoscere la vostra opinione…

-Caro Woody, non basta mettere “Volare” come colonna sonora per ricreare atmosfere italiane.

-E’ vero ma non siamo ipocriti quella musica ci rappresenta all’estero tutti la conoscono.

-Mi sembra che, alla fine, Roma sia la grande assente (Parigi, Barcellona, ma anche Londra facevano più parte del tessuto dei suoi film)

-Non sono d’accordo le riprese sono molto belle, si intuisce l’amore di Allen per l’Italia.

-I personaggi sono senza spessore, i grossi calibri spiccano su tutti e le storie sono inconsistenti.

-D’accordo per lo spessore dei personaggi, eppure la storia centra alcune debolezze tutte nostre: prendi il cantante sotto la doccia ha una bellissima voce ma non crede in se stesso. Mi sembra la storia dell’Italia: ha grande potenzialità ma non ci crede e non si impegna veramente.

Sappiamo che Woody Allen è affascinato dai film di alcuni grandi registi italiani, De Sica, Fellini, Antonioni, ai quale rimanda con citazioni varie in molte delle sue passate pellicole. Mi sembra che qui abbia voluto citare in qualche modo i grandi maestri, ma l’operazione non gli è riuscita affatto. Anzi è rimasto legato piuttosto agli stereotipi dei personaggi della commedia all’italiana invece di elevare personaggi e storie a livelli più alti. Mi ha delusa!

– Penso che  nel caso di Midnight in Paris Allen abbia sentito la cultura francese più vicina a sè (fine 800 primi 900 scrittori, avanguardie…) mentre per la cultura italiana è più lontana dal suo sentire e allora i riferimenti sono stati cercati nel cinema (Fellini) e poi gli stereotipi (il sesso, pensa agli scandali di questi ultimi anni…, l’importanza della “famiglia”, del cibo). Ci salva solo un fatto, la coppia impersonata dal regista e dalla psichiatra, “gli americani”, alla fine risultano più nevrotici di noi, infatti mentre il baritono torna a cantare in doccia sereno, Allen rimane schizzato.

Insomma, il film ve lo consigliamo, si passano un paio di ore divertenti, forse non è un capolavoro, ma o zampino dell’Allen migliore si intuisce e si apprezza!