C’è ancora posto per monumenti da erigere?

E’ pensabile oggi che un’artista possa realizzare un monumento? Un’opera, cioè, di scultura nata per celebrare qualcuno o qualcosa? Chi ha uso dell’arte contemporanea sa quanta strada  gli artisti abbiano fatto per contestare le celebrazioni altisonanti e per arrivare a forme espressive più vicine alla vita.

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Elmgreen and Dragset, Powerless Structures Fig.101, 2012

Ma gli artisti, si sa, amano anche le sfide. Infatti, da ormai più di sette anni, a Londra il sindaco della città (coadiuvato da una commissione  di esperti) invita i più affermati  artisti contemporanei a pensare un monumento, da collocare su un grande pilastro ottocentesco, in Trafalgr Square. Il pilastro, posizionato a nord ovest, di fronte alla National Gallery, fu disegnato nel 1841 da Sir Charles Barry e fu pensato per una statua equestre che non fu mai portata a termine.   Collocare l’opera su un piedistallo prevede un grande impegno per l’artista contemporaneo, abituato ormai da più di un secolo a rifiutare ogni costrizione e limite dettati dallo spazio. Ed è così che l’accostamento del piedistallo con l’ opera contemporanea diviene talmente stridente da balzare subito agli occhi. Quest’anno la sfida è stata raccolta da una coppia di artisti, Elmgreen and Dragset, che hanno sviluppato proprio l’idea originaria, quella del monumento equestre: hanno realizzato la statua di un bambino,  in bronzo dorato, su un cavallo a dondolo. E’ il bambino che verrà, è colui che ci fa pensare al futuro e a ciò che sarà. I due artisti hanno lavorato per anni assieme: Elmgreen è danese, mentre Dragset è norvegese. Sono stati presenti all’ultima Biennale di Venezia, nel padiglione che rappresenta la Danimarca assieme alla Svezia e alla Norvegia. Nel 2008 hanno inaugurato un lavoro nel Tiengarten Park di Berlino, con un opera dedicata alle vittime gay del nazismo.

Prima di loro, tra gli altri artisti che hanno lavorato in Trafalgar square sul piedistallo vuoto, ci sono stati Marc Quinn, con una grande figura mutilata dal titolo Alison Lapper Pregnant (2005), oppure  Thomas Schutte, con il suo lavoro Model for a Hotel (2007) ,o ancora Ynka Shonibare con la sua grande nave di Nelson in bottiglia (2010).

Thomas Shutte
Thomas Shutte, Model for  Hotel, 2007
Marc Quinn's Alison Lapper Pregnant,2005-2007
Marc Quinn’s Alison Lapper Pregnant,2005-2007

Il pilastro, insomma, continua a incuriosire artisti, critici e spettatori e la città di Londra ogni anno organizza anche un premio destinato alle scuole: gli studenti possono presentare un progetto per il pilastro e i più belli vengono premiati.

Ynka Shonibare, Nelson Ship in a bottle,2010-2012
Ynka Shonibare, Nelson Ship in a bottle,2010-2012

Così l’arte si lega al passato, offre una visione del contemporaneo, è visibile da tutti e vive del giudizio e dei commenti  di ogni passante.

Alberi

Palermo, Giardino Garibaldi
Palermo, Giardino Garibaldi

Avete mai provato una forte emozione di fronte a un grande albero?  Gli alberi mi colpiscono come i monumenti e non posso dimenticare l’emozione avuta davanti ai  cinque grandi Ficus che si trovano nel Giardino Garibaldi, a Palermo.  Hanno qualcosa di umano? Avevo un amico il cui hobby era fotografare gli  alberi dal volto umano. I legami tra l’uomo e gli alberi vengono dal passato, Ovidio, nelle Metamorfosi, ci racconta di Dafne che per scappare dalla passione di Apollo si trasformò in un albero di alloro. Gli alberi sono anche al centro di rituali magici come in India dove le donne depositano pietre ai piedi dei banyan,  in segno di felicità e fecondità. Mentre i cinesi o i giapponesi con i bonsai sono riusciti, attraverso un lavoro paziente, a creare degli alberi in miniatura rispettandone l’equilibrio vegetale.

Antonio del Pollaiolo, Apollo e Dafne,
Antonio del Pollaiolo, Apollo e Dafne, 1470-1480, National Gallery, Londra

Se gli alberi sono belli come monumenti cosa aspettano gli artisti a impegnarsi per salvaguardare loro e il loro habitat? Sembrerebbe che qualcosa si stia movendo e così a Brighton, nel sud dell’Inghilterra è nata da poco una galleria d’arte – la Galeria ONCA – dedicata all’arte e alla natura.

ONCA Galery, Brighton
Galleria ONCA , Brighton

Qui infatti la storica dell’arte Laura Coleman ha aperto uno spazio dove gli artisti sono invitati a raccontare delle storie di natura e di salvaguardia dell’ambiente. In seguito ad una esperienza in Bolivia nella foresta, al suo rientro si è decisa a trovare un modo per mettere in contatto le persone con la natura. Questo è solo un esempio perché sembra che anche altri artisti si stanno muovendo in questa direzione e in alcuni casi come l’artista David Buckland nel 2002 ha creato un gruppo Cape Farewall composto di artisti e scienziati e volontari per creare delle opere d’arte inedite che raccontino dei cambiamenti climatici lo possono testimoniare e raccontare attraverso l’arte.

Davide Buckland
Davide Buckland

Arte e scienza insieme lavorano assieme allo stesso scopo.

Qualcosa sta cambiando l’arte sente il bisogno di aiutare la scienza e quest’ultima non le chiude le porte e così qualcosa potrebbe davvero cambiare. I maggiori progressi elle storia sono avvenuti nell’incontro di questi due campi.