La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

La definizione di “giacimenti culturali” – usata per rendere l’idea che il patrimonio artistico italiano potrà essere la nostra fonte di reddito per il futuro – non è piaciuta a tanti storici dell’arte, che temono una crescente mercificazione dell’arte, opposta al suo uso per diffondere e far crescere la consapevolezza culturale del nostro paese. In verità, un po’ tutti dentro di noi lo sappiamo: il nostro è il paese più bello che c’è e occorrerebbe rispettarlo e farlo conoscere di più. Il Touring Club da oltre cent’anni questo lavoro lo fa e di certo lo ha fatto con un volume intitolato: Tesoro d’Italia, il patrimonio negato. Un libro che racconta e illustra luoghi italiani meritevoli di essere conosciuti ma, per ragioni diverse, ancora sconosciuti o di difficile fruizione. Snapshot_2015211In questo volume, ricco di illustrazioni e schede storico-artistiche, si propongono 46 siti sparsi per tutta Italia. Philippe Daverio ha scritto che questo volume è un viaggio nell ‘Italia che stupisce. Ogni capitolo riguarda un luogo che merita di essere conosciuto: vi si troveranno edifici religiosi,civili,musei e collezioni. Luoghi dimenticati anche se in zone assai frequentate dal turismo di massa. Ad esempio, la chiesa di San Lorenzo degli Speziali in Miranda collocata dentro il Foro Romano. Altri suggerimenti sono più difficili da raggiungere, come il Castello di Rocca Calascio, costruito sulle rocce del Gran Sasso, oppure la cripta con le pitture rupestri del IX secolo detta del Peccato Originale a Gravina di Picciano, Matera.

Particolare di affresco Peccato Originale, Cripta, Gravina di Picciano(MT)
Particolare di affresco Peccato Originale, Cripta,
Gravina di Picciano(MT)

Nell’ultimo capitolo poi sono raccolti una serie di aree dove si praticano agricoltura, allevamento e produzioni agroalimentari di alta qualità che rischiano di scomparire. Esempi ne sono il pistacchio di Bronte oppure la Malvasia delle Lipari. Con questa pubblicazione il Touring Club Italiano ci chiede di proteggere un parte dell’Italia invisibile , che fa parte della nostra sensibilità collettiva. Come bene scrive Massimo Negri il libro  basa su una concezione in cui viaggiare è un avventura intellettuale e un’esperienza fisica complessa e sempre diversa. Tesoro d’Italia. Il patrimonio negato, con scritti di Antonio Paolucci, Massimo Negri, Philippe Daverio, Toring Club Italiano, 2014

Cartolina

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Oggi la cartolina è indirizzata a Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali, che si è fatto promotore di un progetto volto a ridefinire i termini di riferimento del sistema museale italiani: un tentivo di cambiare e migliorare la gestione e i sistemi di valorizzazione del nostro patrimonio artistico.
In particolare egli ha individuato:
-18 grandi musei d’interesse nazionale
-2 siti archeologici d’interesse nazionale
Queste 20 istituzioni avranno piena autonomia sul piano scientifico, tecnico e finanziario. I direttori saranno scelti in base ai loro curricula e dovranno avere oltre alle competenze scientifiche anche capacità di gestione manageriale. Le candidature sono già aperte e chiuderanno il 15 febbraio. Potranno anche essere ammessi candidati internazionali. I nuovi direttori saranno nominati per quattro anni e cominceranno a lavorare dal 1 giugno.
E tutto il patrimonio sconfinato e restante?  
-17 poli regionali lo riuniranno tutto.
 
Le 20 istituzioni maggiori (come Uffizi a Firenze, Galleria dell’Accademia a Venezia, colosseo a Roma, Museo Capodimonte a Napoli) saranno autonome anche dalle soprintendenze. 
Si rompono i legami tra grandi musei e Soprintendenze e dopo tanti anni si dà piena autonomia di gestione ai centri più visitati e conosciuti.
Un vento nuovo dunque ma con aspetti futuri che possono anche farci allarmare. 
Caro Franceschini cosa temo di più? L’esempio dei treni ad alta velocità: quelli veloci vanno benissimo e ci permettono lussi inimaginabili ma quelli locali e regionali sono ridossi all’osso e abbandonati. Quando si pone il problema la colpa sembra ricada non sulle Ferrovie dello Stato ( che si sono prese il meglio) ma sulle  regioni che non investono abbastanza. Sarà così anche per i 17 poli regionali che andranno a riunire tutti i musei? . Verranno poi abbandonati a se stessi? 
Di nuovo due marce distinte: Grandi musei d’interesse nazionale con grandi risorse economiche, piccoli musei ( si fa per dire) con poche risorse e lasciati alla deriva?