La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

Di graphic novel non ne so molto ma mi sono incuriosita quando ho letto che il giovane disegnatore Zerocalcare è candidato al Premio Strega, per il suo ultimo lavoro intitolato Dimentica il mio nome. Un fumetto? mi è sembrato strano. Così l’ho acquistato e mi sono dedicata alla lettura. Non era come mi aspettavo, per essere chiari non lo capivo, facevo fatica ad associare le immagini che mi proponeva con la storia: dopo poche pagine l’ho abbandonato. Ma non riuscivo a farmene una ragione e ormai mi aveva incuriosito: per questo l’ho ripreso, questa volta, in maniera più cosciente e disposta ad entrare nella mente e nel cuore di questo giovane disegnatore. E così mi sono ritrovata ancora una volta alle prese con questo linguaggio innovativo, confuso, ironico e serrato; con i dialoghi simili a quelli di un film di Woody Allen. Nel libro si trattano temi profondi come l’incontro con la morte, le relazioni familiari, la memoria delle cose vissute e quelle raccontate e comuni aspetti quotidiani della vita, il tutto condito con una cruda determinazione a dire la verità, qualunque essa sia. dimentica Le sue storie sono state definite “favole sotterranee e metropolitane”. Ormai è andata, Zerocalcare mi ha adescato nella sua rete, ora le sue storie, i suoi disegni surreali, mi fanno sorridere e commuovere; sento tutta la fragilità di quel ragazzo con le grandi sopracciglie nere, le sue paure, ma anche la sincerità spiazzante che per la gente della mia generazione sembra diventata un ricordo del passato. images

La sala di lettura

Roberto Barni
Roberto Barni

Il Premio Strega va di pari passo con la storia del nostro Paese. Come si può leggere nel sito ufficiale: “i Premi Strega hanno raccontato il nostro Paese, documentandone la lingua, i cambiamenti, le tradizioni. In questi anni le scelte compiute dal Premio hanno contribuito a migliorare il rapporto degli italiani con i libri, incoraggiandoli a leggere sé stessi, la loro storia e il loro presente attraverso lo specchio della narrativa contemporanea”. La creazione del Premio risale al 1947, e l’intento di coloro che ne promossero la nascita, fu quello di aiutare un’Italia distrutta dalla follia della Seconda Guerra Mondiale.

premio-strega-2014Eppure questo pezzo di storia italiana da qualche tempo fa acqua dappertutto e viene criticato da molti scrittori e personaggi della cultura. Uno di loro Roberto Saviano con la franchezza che lo contraddistingue ha dichiarato polemicamente sulle colonne di Repubblica: “Allo Strega siamo affezionati perché fa parte della nostra storia, ma negli anni ha perso fascino, perché ormai è diventato un gioco sfacciatamente combinato… Finora si è imposta la regola “quest’anno vince il mio, l’anno prossimo vince il tuo” che sta mortificando i migliori talenti letterari italiani… Un’editoria in crisi non comprende che non è la vittoria di un premio benché prestigioso a dare nuovo lustro all’intero settore, ma la partecipazione che bisogna creare attorno ai libri”. Dunque la proposta di Saviano è quella di candidare un’outsider, uno scrittore fuori dal coro, una persona di cui non si conosce il volto, di cui non si sa neppure con certezza se si tratta di uomo o donna: Elena Ferrante. Le ragioni sono diverse la prima e la più importante è quella che la sua partecipazione “romperebbe gli equilibri di un gioco scontato”, portando una ventata d’aria fresca con il suo progetto letterario moderno nato ventitré anni fa, attraverso il libro, la carta stampata, le parole da lei scritte che non necessitano della presenza stessa dell’autrice, e questo basterebbe per Saviano a scatenare un dibattito, finalmente uno scambio di idee, quello che da’ il senso alla letteratura. Elena Ferrante ha accettato di concorrere al Premio Strega 2015 con L’amica geniale e rispondendo all’invito di Saviano nello stesso modo dalle colonne di Repubblica, non aspettandosi di vincere, né di arrivare nella cinquina finale e soprattutto senza presentarsi di persona afferma “È giusto e urgente, a volte, sparigliare le carte, ma le carte è ancora più giusto leggerle e farle leggere”.