La tela del ragno

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Ieri sul tram a Ginevra due bambini di due o al massimo tre anni, un bambino e una bambina di due mamme diverse,  stavano seduti vicini, tutti imbacuccati per il freddo con cappello e giubbotto, ognuno sul proprio carrozzino. La bambina più di una volta si è girata per studiare il compagno di viaggio alla sua altezza di seduta, lui invece era altrove con la testa, impassibile, teneva il ciuccio in bocca senza mostrare alcun interesse. Dopo poco lei, sentendosi al sicuro, si è occupata di altro e ha tirato fuori da dentro la manica un grande cioccolatino a forma di ombrellino; non lo ha aperto, ha cominciato a dondolarlo tra le mani come un trofeo.  Arrivata alla fermata, la mamma ha fatto scendere il passeggino con la bimba e se ne è andata, ma guardo bene, e la bambina ancora una volta si gira per cercare lo sguardo del bambino. In quel breve tragitto la bambina ha pensato e fatto un sacco di cose, legata nel suo carretto come un fagotto; tutto il suo corpo e la sua testa erano in un movimento silenzioso.

Ho pensato c’è una vita parallela dei bambini, loro fanno esperienze continue portano avanti le loro scoperte e molto di quello che fanno resta celato agli occhi degli adulti.  Lavoro come assistente di sostegno, per qualche ora, in una scuola, e oggi a un bambino di cinque anni, che non avevo mai visto, dopo un mio apprezzamento per il suo caldo cappello di lana, si è acceso l’interesse. Con grande foga ed entusiasmo si è messo a raccontarmi quanto fosse orgoglioso del suo copricapo: il cappello lo aveva fatto la mamma, di lana pesante uno per lui  uno per suo fratello, peccato però mentre mi raccontava questo la maestra lo  ha chiamato per rientrare in classe. Lui non si è ribellato mi ha detto tutto in un fiato ed è corso via. Ho pensato: che fatica, i bambini sono come ragnetti che filano una tela costruita giorno giorno, imparano da ciò che vedono e da ciò che sperimentano. Tutte le loro intuizioni, relazioni e sensazioni sono la trama di un opera bellissima, che noi adulti simili ad aspirapolveri provvediamo ogni volta a pulire e sterilizzare, convinti di far sempre la cosa giusta.

Piccole donne crescono?

Sfogliando i giornali di queste ultime settimane (e non solo), salta all’occhio un dato agghiacciante, nel nostro Bel Paese, culla di antiche civiltà e depositario di cultura millenaria le donne muoiono ancora per mano di un fidanzato geloso, di un padre padrone, di uomini nei quali avevano riposto fiducia e dai quali sono state orribilmente tradite.

Madri, figlie, amanti, fidanzate, adolescenti, adulte, anziane non c’è un sistema nella follia omicida che le coinvolge, tranne forse l’assurda convinzione di uomini che le considerano «roba loro», un trofeo da esporre, un complemento del quale una volta stanchi ci si può sbarazzare. Oppure il contrario donne che diventano ossessioni, senza le quali non si vive ed allora meglio eliminarle piuttosto che correre il rischio che qualcun altro possa averle…

E le donne che fanno una «brutta fine» sono solo la punta dell’iceberg. Quante subiscono violenza fra le mura domestiche e la sopportano per mantenere un fragile equilibrio familiare, quante sono vittima di una violenza ancora più subdola che è quella psicologica con la quale vengono torturate, palgiate, usate e infine spente in nome di amori malati o di interessi senza scrupoli.

Siamo troppo spesso il bersaglio più facile e arrendevole, quello più a portata di mano, quello che tace e sopporta…

Non voglio fare generalizzazioni, che si sa, lasciano sempre il tempo che trovano, ma non vi sembra che il problema invece di risolversi come dovrebbe accadere in una società civile si sia acuito negli ultimi anni?

Non capisco nulla di psicologia, non so cosa agita le menti disturbate che arrivano a compiere tali atti definitivi, ma so che prima di arrivare ad essi in serbo per le donne c’è una lunga lista di violenze che diventano usuali, comuni, alle quali non ci si ribella per amore di tranquillità alimentando così il delirio di onnipotenza di alcuni individui.

La cosa triste è che non ho una ricetta, una formula, un consiglio per porre rimedio a tutto ciò.

Come mamma di figli maschi ho cercato di allevarli nel rispetto, ma come mamma di una bambina le mie paure sono tante.

Le posso augurare di avere fortuna, di rimanere sempre lucida, di avere, se necessario, il coraggio di denunciare, ma come potrò difenderla dall’ «orco cattivo» mascherato da «principe azzurro»?