Salée au sucre

Vi raccontiamo la storia di un dolce, uno di quelli timidi, che non fanno troppa mostra di sé nelle vetrine delle pasticcerie, ma che conquista le papille gustative quando si decide di assaggiarlo.

Fa parte patrimonio culinario del Cantone di Vaud in Svizzera, e dunque si può capire perché si tratta di un dolce semplice!

Si chiama salée au sucre  ed è un dolce rotondo a pasta lievitata guarnito con una miscela a base di zucchero e crème fraîche o burro o uova battute. Parlare di  “salée au sucre” può sembrare paradossale quasi quanto l’espressione romanda “déçu en bien”, letteralmente “deluso in bene”, cioè piacevolmente sorpreso. In effetti, a dispetto del nome, questa preparazione è proprio un dolce e la parola “salé” serviva nel cantone di Vaud a indicare una torta sia salata (al formaggio, al lardo ecc) sia dolce.

Di salée au sucre si parla fin dal 1600, sebbene non si sappia con esattezza di che cosa si trattasse. A partire dal XIX secolo le ricette si fanno via via più precise e con il termine si designò un dolce che veniva cotto nel forno di casa o in quello del villaggio per i pasti delle feste e delle domeniche.

Per la pasta

  • 250 gr di farina
  • 25 gr di burro a fiocchi
  • 1,5 dl di latte
  • 15 gr de lievito fresco
  • 1 cucchiaino da caffé di zucchero
  • 1cucchiaino da caffé di sale

Pour la guarnitura

  • 1,5 cucchiaio di farina
  • 4 cucchiai di zucchero
  • 3 dl di crème fraîche (di difficile reperibilità in Italia, ma che può essere preparata mescolando 200 g. di yogurt intero con 500 grammi di panna fresca, lasciati per 8/10 ore a 26-28 gradi e poi al fresco per lo stesso periodo di tempo).

Preriscaldare il forno a 200 °

In una scodella sciogliere il lievito fresco nel latte tiepido. Aggiungere il burro a scaglie e lo zucchero. Addizionare la farina e il sale mescolando fino a ottenere una pasta liscia. Non lasciare lievitare la pasta ma appiattirla su carta forno e solo allora lasciarla lievitare per 15 minuti.

Mescolare la farina per la guarnitura con due cucchiai di zucchero e spargerla sul fondo della pasta. Aggiungere un dl crème fraîche e il restante zucchero. Infornare per 20 minuti, passati i quali aggiungere il restante 0,5 dl di crème fraîche, proseguendo la cottura per altri 15 minuti.

Si mangia tiepido o freddo a seconda dei gusti e, se si passa sul milione di calorie che apporta, l’esperienza vi renderà senz’altro “déçu en bien”!

 

Tutte le streghe sono donne: è un fatto

“Tutte le streghe sono donne: è un fatto (…)  le vere streghe sembrano donne qualunque, vivono in case qualunque, indossano abiti qualunque e fanno mestieri qualunque” scriveva Roald Dahl nel primo capitolo del suo divertente libro Le streghe scritto nel 1987.

Castello di Chillon, Montreaux

È vero, è un fatto ed è sempre stato così. Volete sapete perché? Perché per secoli siamo state considerate solo un terreno di conquista o una preda di guerra.  Niente recriminazioni,  ma oggi 8 MARZO è il momento giusto per ricordare, partendo magari dalla considerazione che l’ignoranza, la superstizione e le tradizioni sono state per lungo tempo la causa di tante vessazioni e feroci errori.

Un ricordo spolverato potrebbe essere l’occasione per visitare la mostra che si tiene al Castello di Chillon sul lago Lemano dal titolo La Chasse aux sorciéres dans le Pays de Vaud (XV-XVII sec.).

Una mostra originale e insolita che consigliamo.

Qui infatti potrete vedere tanti documenti, immagini e  oggetti utilizzati per perseguitare tanta povera gente accusata di stregoneria, e scoprire anche che lo stesso castello fu utilizzato come prigione per  quelle stesse persone, mentre erano in attesa di giudizio. Dalla mostra risulta che nel Canton Vaud ci sia stata, tra il XV e il XVII secolo, una spietata caccia alle streghe: sembra che la

Svizzera abbia avuto il trise primato della più lunga e duratura persecuzione con il maggior numero di persone incriminate e giustiziate in rapporto al numero degli abitanti. Per dare un’idea più precisa dello sciagurato (e inumano) fenomeno, basti pensare che, tra il 1595 e il 1601, circa 40 persone vennero ammazzate a Chillon perché accusate di stregonerie: di esse ben 35 erano donne…

Una volta vista la mostra, che lascia di stucco per la feroce volontà persecutoria che animava autorità civili e religiose assieme (i curatori lasciano intendere che nei paesi ove solo – o prevalentemente – le autorità religiose si dedicarono a questo orrore, il numero dei casi di persone giustiziate, in rapporto alla popolazione, fu minore), ci si può dedicare al castello, che è sempre bello e capace di suscitare interesse e curiosità anche nei visitatori più giovani. Vi troverete anche un nuovo percorso interattivo molto vario e interessante  che va dalle audio guida, ai video ed alcune sorprese espositive che non mancheranno di suscitare il vostro divertimento.

Ad accogliervi nel primo cortile troverete anche un’opera contemporanea: un omaggio ai tanti morti perseguitati dall’infamia della caccia alle streghe. L’opera è composta da tanti rami con attaccate targhe che recano i nomi delle persone morte bruciate: soprattutto donne, come dicevamo, ma anche uomini e bambini.

E allora per finire TANTI AUGURI donne e OCCHI APERTI affinchè la caccia non venga mai riaperta!