8 marzo

Donne:ne abbiamo fatta di strada.

Come regina della casa

Johannes_Vermeer_-_The_lacemaker_(c.1669-1671)
Jan Veermer, La merlettaia, 1669-1671

voluttoso desiderio

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Correggio, Io,1530

 

abbiamo imparato a raccontarci

Gina-Pane-Azione-sentimentale-1973
Gina Pane, Azione Sentimentale, 1973

a domandarci chi siamo veramente

You_Are_Not_Yourself
Barbara Kruger,Senza titolo, 1982

a lottare per i nostri diritti

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Guerrilla Girls, 2014

a raccontare una storia diversa nella società

Mary Sibande's Queen Sophie
Mary Sibande, Apartheid, A Lady and to Tell, 2009

E oggi 8 marzo 2017 cosa sappiamo di noi?

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Jenny Holzer (avec Tibor Kalman) Lustmord, 1993-94

Dedico questa giornata alle belle ragazze giovani rapite da Boko Haram . Considerate ormai donne reiette che nessuno più vuole nel seno della loro società: in realtà sono le nostre compagne.

Il giardino dei giusti

Anche quest’anno siamo arrivati all’8 marzo. Oggi come di consueto si sprecheranno fiumi di parole sulla “giornata internazionale della donna”. Milioni di mazzetti di mimosa (usanza prettamente italiana) verranno donati ad amiche, ragazze e mogli. Ma indubbiamente molto dello smalto di questa festa, che si celebra ormai da 70 anni, è andato perduto nel tempo.

Quest’anno però a ridare lustro alla celebrazione del cammino percorso dalle donne per la propria emancipazione, la festa si collega strettamente ad un’altra festività, proclamata dal Parlamento Europeo nel 2012 su proposta dell’organizzazione no profit Gardens of the Righteous Worldwide (GARIWO) nata per accrescere e approfondire la conoscenza e l’interesse verso le figure e le storie dei Giusti.

Giornata europea dei GiustiGiusto è colui le cui azioni, a volte l’intera vita, sono la riprova che ogni essere umano può assumersi una responsabilità personale per difendere i più deboli e opporsi alle derive antidemocratiche e repressive. La giornata dei Giusti si celebra in tutta Europa il 6 marzo e nel 2016 l’associazione ha deciso di rendere omaggio al contributo straordinario che l’universo femminile apporta al genere umano. Strettamente connesso all’8 marzo si è deciso di onorare la strenua battaglia a difesa della dignità calpestata, di esseri umani considerati ancora troppo spesso di “serie B, o come “sesso debole”, o “streghe” da mandare al rogo, o ancora “megere” o “ancelle”, ma sempre “costole”, parti secondarie di uno scheletro appartenente di diritto a qualcun altro”.

Proprio oggi al Giradino del  Monte Stella a Milano, verranno ricordate sei donne straordinarie che con il loro operato “hanno affermato una nuova volontà di uscire dall’isolamento e dall’anonimato, dalla subordinazione, dall’abbrutimento e dall’umiliazione. Sei donne consapevoli e coraggiose, avanguardie di un movimento trasversale, che non ha confini geografici, connotazioni nazionali, etniche, politiche o religiose; un moto di ribellione che ha molto a che fare con la difesa dei diritti umani fondamentali e per questo travalica quei confini, rifiutando ogni logica di appartenenza che in nome di una malintesa identità sacrifichi la dignità umana”.
Verranno scoperti quindi i cippi sotto gli alberi dedicati a tre giovani – Sonita Alizadeh, rapper afghana, Halima Bashir,  medico in Darfur e  Vian Dakhil, deputata irachena – impegnate a salvaguardare se stesse e la dignità calpestata delle altre donne; a Flavia Agnes, carismatica avvocatessa indiana che ha dedicato tutta la vita a questo scopo; a Felicia Impastato e Azucena Villaflor, due “madri coraggio” che non hanno esitato a sfidare la morte per difendere il proprio diritto a conoscere la sorte dei figli, perseguitati e uccisi per le proprie idee, dall’Argentina alla nostra Sicilia.

Buona festa della donna!

 

 

Le donne dell’arte

Sandra Tomboloni
Sandra Tomboloni

Questo 8 marzo lo dedichiamo alle donne dell’arte.

E per tutte ne scegliamo tre, nate in tre momenti diversi del XX secolo. Indipendenti e determinate hanno contribuito ad inventare nuovi linguaggi nel campo dell’arte.

Meret Oppenheim
Meret Oppenheim

La prima è Meret Oppeheim, nata a Berlino nel 1913. Cresce tra la Germania e la Svizzera, dove muore nel 1983. Negli anni Trenta vive a Parigi dove frequenta il circolo surrealista . I suoi primi lavori sono dipinti, disegni e resoconti di sogni. Posa anche come modella per una serie di fotografie erotiche di Man Ray .

Meret Oppenheim,Le Déjeuner en fourrure,1936
Meret Oppenheim,Le Déjeuner en fourrure,1936

Parlando del suo lavoro e del suo ruolo di donna nel mondo dell’arte, occorre ricordare che fu lei a incitare  le donne”a dimostrare coi fatti di non essere più disponibili ad accettare i tabù che le hanno tenute in una condizione di asservimento per migliaia di anni. La libertà non è qualcosa che viene regalato ma qualcosa che bisogna conquistare” ( da Le donne e l’arte, Taschen 2004 pag. 151). Tra le sue produzioni più ricordate sono gli object trouvés, ovvero oggetti che, trovati e trasformati per essere estraniati dal loro contesto, perdono la loro funzione d’uso e mantengono solo il valore di simbolo. Tra questi oggetti surrealisti  Le déjeuner en fourrure del 1936 rimane il più famoso: una tazzina da caffè , con piattino e cucchiaio rivestiti di pelliccia.

Niki de St Phaille
Niki de St Phaille

La seconda artista è invece la francese Niki de St Phaille. Nata nel 1930 a Parigi, Niki fece parte del gruppo dei Nouveau Realistes. Ebbe un’infanzia difficile e fuggì dalla sua famiglia. Lavorò fin dai primi anni Sessanta, con opere di assemblage e  per mezzo di happening. E’ del 1966 il suo lavoro “Hon” che significa “Essa”, in svedese. L’opera fu presentata al museo Moderna Musset di Stoccolma ed è composta da  una gigantesca scultura rappresentante una donna multicolore sdraiata con le gambe aperte. I visitatori sono invitati ad entrare attraverso la sua vagina  per vivere esperienze prenatali.  Dopo Hon, Niki continua a lavorare attorno a  figure femminili gigantesche, chiamate Nanas. Al centro del suo lavoro rimane sempre il mito del corpo femminile come luogo di mistero insondabile.

Niki de St Phalle, Hon, 1963
Niki de St Phalle, Hon, 1963

La terza artista invece è una figura a noi contemporanea. Una donna meravigliosa, piccola piccola, che vive nei dintorni di Firenze, a Pontassieve, e si chiama Sandra Tomboloni. Parlando di Sandra si deve parlare delle sue mani sempre in movimento e intente nel lavoro. Lei stessa dice: “la mia vita è come un’aereo che non decolla mai. ho paura della vita. Io ho bisogno di lavorare, il lavoro nasce per me da una necessità, quella di esserci; il mio lavoro è il mio vestito”.

Sandra riveste col pongo tanti oggetti di recupero,  lavora la creta e ricama. Il suo lavoro è come un lievito che riempie il vuoto; è la forma dei suoi pensieri e della sua fragilità. Le sue sono opere con “la febbre”; perché raccontano un flusso di immagini continuo. Il suo è un immaginario elementare, semplice; è un groviglio di colore e materia, quasi un mondo inventato che copre e riveste la realtà.

Sandra Tomboloni, prato, 2010
Sandra Tomboloni, prato, 2010

Con queste tre artiste abbiamo attraversato un secolo che ha inizialmente visto le donne escluse persino dai salotti artistici, per non parlare dall’arte stessa , per poi cominciare a lottare e riuscire ad affermarsi a pieno titolo nella storia dell’arte moderna.

Chiacchiare del lunedì

Vanessa Beecroft, VB52, 2003
Vanessa Beecroft, VB52, 2003

Festeggiare o non festeggiare?

L’8 marzo si sta avvicinando. Sto parlando del “giorno della donna”. L’anno scorso in questa data abbiamo festeggiato postando un bell’articolo su una mostra dedicata alle “streghe”, convinte che un po’ streghe lo siamo tutte e nella speranza che la caccia alle streghe non venisse più riaperta.

A un anno da quel post se guardiamo quello che è accaduto ci viene un brivido di orrore.

Hai ragione, leggevo sul Sole 24 domenica che l’Italia è all’ottantesimo posto nel Global Gender Gap 2012 del World Economic Forum. Il GlobaleGender Gap  calcola la percentuale di diseguaglianza tra uomini e donne e il nostro paese è preceduto da Kenya , Cina e paesi come il Perù e il Botswana. La relazione prende in esame quattro aspetti la partecipazione economica e le opportunità, il grado di istruzione, il potere politico e la salute. 

La violenza sulle donne non si è placata, anzi se è possibile è aumentata (è di queste ultime ore lo scandalo delle magliette vendute su Amazon che istigano alle botte). Ma cosa dobbiamo fare per ribadire che non siamo oggetti e non apparteniamo a nessuno se non a noi stesse. Basta festeggiare una volta all’anno, magari con un’inutile zingarata di poche ore?

La vecchiaia mi ha reso acida e cinica è vero, ma credo che non basti festeggiare l’otto marzo per un solo giorno, sarebbe bello che ogni giorno fosse l’otto marzo!

Io invece  sogno sempre di poter trascorrere un 8 marzo con quelle donne fantastiche che ho avuto il piacere di conoscere e con le quali sono diventata amica, di cui ammiro un sacco di cose come ad esempio: il coraggio quasi folle di Almea di darsi agli altri senza paracadute, la saggezza imparata dalla terra di Daria, l’estrosità di Daniela, la voglia di combattere per i nostri diritti di Tiziana, il fascino di Barbara e l’arte e la creatività di Sandra sono solo esempi la lista non finirebbe più perchè a dire il vero da tutte le amiche ho imparato qualcosa e da loro ho tratto i migliori benefici. Tutte assieme siamo una forza.

Tanti auguri a noi allora e felice 8 marzo.

Tutte le streghe sono donne: è un fatto

“Tutte le streghe sono donne: è un fatto (…)  le vere streghe sembrano donne qualunque, vivono in case qualunque, indossano abiti qualunque e fanno mestieri qualunque” scriveva Roald Dahl nel primo capitolo del suo divertente libro Le streghe scritto nel 1987.

Castello di Chillon, Montreaux

È vero, è un fatto ed è sempre stato così. Volete sapete perché? Perché per secoli siamo state considerate solo un terreno di conquista o una preda di guerra.  Niente recriminazioni,  ma oggi 8 MARZO è il momento giusto per ricordare, partendo magari dalla considerazione che l’ignoranza, la superstizione e le tradizioni sono state per lungo tempo la causa di tante vessazioni e feroci errori.

Un ricordo spolverato potrebbe essere l’occasione per visitare la mostra che si tiene al Castello di Chillon sul lago Lemano dal titolo La Chasse aux sorciéres dans le Pays de Vaud (XV-XVII sec.).

Una mostra originale e insolita che consigliamo.

Qui infatti potrete vedere tanti documenti, immagini e  oggetti utilizzati per perseguitare tanta povera gente accusata di stregoneria, e scoprire anche che lo stesso castello fu utilizzato come prigione per  quelle stesse persone, mentre erano in attesa di giudizio. Dalla mostra risulta che nel Canton Vaud ci sia stata, tra il XV e il XVII secolo, una spietata caccia alle streghe: sembra che la

Svizzera abbia avuto il trise primato della più lunga e duratura persecuzione con il maggior numero di persone incriminate e giustiziate in rapporto al numero degli abitanti. Per dare un’idea più precisa dello sciagurato (e inumano) fenomeno, basti pensare che, tra il 1595 e il 1601, circa 40 persone vennero ammazzate a Chillon perché accusate di stregonerie: di esse ben 35 erano donne…

Una volta vista la mostra, che lascia di stucco per la feroce volontà persecutoria che animava autorità civili e religiose assieme (i curatori lasciano intendere che nei paesi ove solo – o prevalentemente – le autorità religiose si dedicarono a questo orrore, il numero dei casi di persone giustiziate, in rapporto alla popolazione, fu minore), ci si può dedicare al castello, che è sempre bello e capace di suscitare interesse e curiosità anche nei visitatori più giovani. Vi troverete anche un nuovo percorso interattivo molto vario e interessante  che va dalle audio guida, ai video ed alcune sorprese espositive che non mancheranno di suscitare il vostro divertimento.

Ad accogliervi nel primo cortile troverete anche un’opera contemporanea: un omaggio ai tanti morti perseguitati dall’infamia della caccia alle streghe. L’opera è composta da tanti rami con attaccate targhe che recano i nomi delle persone morte bruciate: soprattutto donne, come dicevamo, ma anche uomini e bambini.

E allora per finire TANTI AUGURI donne e OCCHI APERTI affinchè la caccia non venga mai riaperta!