La forza delle donne

Disegno barcone immigratiHo letto oggi un post sul blog del Corriere della Sera, la 27esima ora, intitolato Anche le donne migranti hanno un sogno, di Alessandra Coppola… Ne sono stata subito attratta, ma, che dire? Speravo di leggere di meglio. Ancora una volta ho l’impressione che siamo ricascati nel buonismo, nella superficialità dei buoni sentimenti! Il post si chiude con questa frase: “Se c’è qualcosa che distingue le donne migranti dagli uomini, forse, è questo: una tenacia, una capacità di immaginare il futuro, una forza speciale per realizzarlo che sta nella maternità. E nei figli”.

Allora mi sono chiesta, ma queste donne sono mosse dal “sogno” o dal “bisogno”? È l’idea del futuro che le spinge o piuttosto l’impossibilità del presente? È una nuova consapevolezza di se stesse che sposta le donne dalle coste di un continente in movimento fino a noi, o la chimera di un benessere che, sono sicura non convince del tutto neanche loro?

Decidere di scappare di andare via, di lasciare tutto e tutti non può dipendere unicamente dal desiderio di vedere “crescere meglio” i propri figli, non può dipendere dai sogni inespressi di una madre, ma deriva drasticamente dalla contingenza, dall’immediato, dall’istinto di conservazione, dalla voglia di continuare a vivere a dispetto di tutto e tutti.

Io credo che sia questa la molla primaria che spinge queste donne a salire su un barcone, a farsi gettare in mare i pochi ricordi che si sono trascinate dietro, a pagare in prima persona pur di scappare da una realtà insostenibile.

Salvarsi la vita, per prima cosa, salvare se possibile quella dei propri figli, il sogno forse verrà dopo, sempre che l’avventura non finisca male, stese sulla banchina di un porto di un paese straniero.

Che siano poi le donne, capaci di un amore assoluto verso i figli che è ragione di vita e spinta verso il futuro, ad avere una forza speciale è verità, ma è, ripeto, riduttivo.

Chiacchiare del lunedì

Vanessa Beecroft, VB52, 2003
Vanessa Beecroft, VB52, 2003

Festeggiare o non festeggiare?

L’8 marzo si sta avvicinando. Sto parlando del “giorno della donna”. L’anno scorso in questa data abbiamo festeggiato postando un bell’articolo su una mostra dedicata alle “streghe”, convinte che un po’ streghe lo siamo tutte e nella speranza che la caccia alle streghe non venisse più riaperta.

A un anno da quel post se guardiamo quello che è accaduto ci viene un brivido di orrore.

Hai ragione, leggevo sul Sole 24 domenica che l’Italia è all’ottantesimo posto nel Global Gender Gap 2012 del World Economic Forum. Il GlobaleGender Gap  calcola la percentuale di diseguaglianza tra uomini e donne e il nostro paese è preceduto da Kenya , Cina e paesi come il Perù e il Botswana. La relazione prende in esame quattro aspetti la partecipazione economica e le opportunità, il grado di istruzione, il potere politico e la salute. 

La violenza sulle donne non si è placata, anzi se è possibile è aumentata (è di queste ultime ore lo scandalo delle magliette vendute su Amazon che istigano alle botte). Ma cosa dobbiamo fare per ribadire che non siamo oggetti e non apparteniamo a nessuno se non a noi stesse. Basta festeggiare una volta all’anno, magari con un’inutile zingarata di poche ore?

La vecchiaia mi ha reso acida e cinica è vero, ma credo che non basti festeggiare l’otto marzo per un solo giorno, sarebbe bello che ogni giorno fosse l’otto marzo!

Io invece  sogno sempre di poter trascorrere un 8 marzo con quelle donne fantastiche che ho avuto il piacere di conoscere e con le quali sono diventata amica, di cui ammiro un sacco di cose come ad esempio: il coraggio quasi folle di Almea di darsi agli altri senza paracadute, la saggezza imparata dalla terra di Daria, l’estrosità di Daniela, la voglia di combattere per i nostri diritti di Tiziana, il fascino di Barbara e l’arte e la creatività di Sandra sono solo esempi la lista non finirebbe più perchè a dire il vero da tutte le amiche ho imparato qualcosa e da loro ho tratto i migliori benefici. Tutte assieme siamo una forza.

Tanti auguri a noi allora e felice 8 marzo.