La cartolina

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Oggi inviamo una cartolina da Strasburgo, città famosa per essere la sede del Parlamento europeo ma in questi giorni Capitale del Natale. Nel mese di dicembre infatti la città si veste a festa con milioni di luci e mercatini di tutti i generi. Ormai è una tradizione e tra vin brulé, cappelli natalizi e angeli, la testa non mancherà di girarvi.

Gli angeli volano luminosi nelle strade e stanno attaccati alle capanne di legno del mercato. Ma se andate, non mancate di vedere gli angeli più belli: quelli che si trovano all’interno della cattedrale (monumento iniziato nel XII secolo e terminato nel 1439). Nel transetto destro troverete il Pilastro degli angeli, un opera scultorea del 1230 che rappresenta il Giudizio Universale. L’opera ha un’iconografia molto originale e vedrete, in tre registri sovrapposti, i quattro evangelisti, gli angeli che suonano la tromba e quelli che portano gli strumenti della Passione, con infine Cristo giudice.Vicino al pilastro, rimarrete anche affascinati dall’orologio astronomico del XVI secolo. Se lo guardate potrete trovare un sacco di informazioni: l’ora, il calendario e gli astri e al suo interno ci sono dei carillon spettacolari. Queste caratteristiche della cattedrale aumentano il fascino della magia di Natale.

La cattedrale e la città vi affascineranno. Se però non fosse sufficiente, rimarrete molto soddisfatti anche della visita, sempre nel centro della città, del Museo d’arte contemporanea. Lui stesso vi chiamerà con lo sguardo, perché spicca fra tutti gli edifici a causa della  sua facciata colorata, opera dell’artista Daniel Buren.

Gli abitanti di Strasburgo curano il Natale in tutti i suoi aspetti di festa e di gioia. Non c’è da stupirsi che vi si trovino tante persone con strani copricapi in testa: alcuni indossano la cicogna, segno della regione dell’Alsazia, altri i piedi di babbo natale che esce dal cappello a forma di camino.


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… ora cacciate col vino gli affanni (Orazio, Odi)

Gli antichi romani, tramandando spesso l’eredità dei padri greci, ci hanno insegnato molto sull’arte del vivere bene.

Per esempio se vogliamo ancora oggi essere sicuri della “piacevolezza” di un luogo, basta leggerne la storia; se ci sono passati i romani e, soprattutto, se vi si sono insediati, possiamo stare sicuri che il posto ha una qualche particolarità che lo ha reso e lo rende ancora apprezzabile (l’esempio più vicino a noi è Nyon).

Stessa cosa si può dire di cibi, spezie ed essenze.

Ed è questo il caso del Conditum Paradoxum romano.

Il nome, oltre a richiamarci alla memoria le fatiche del liceo, designa una fantastica bevanda di cui è antico parente… il moderno vin brulé.

La ricetta del Conditum Paradoxum, di probabile origine greca, è contenuta in un libro di cucina di epoca romana, il De re Coquinaria, raccolta di ricette di un famoso ghiottone, Apicio, nato nel primo secolo a.C. Si trattava di un vino scaldato, aromatizzato alle spezie e dolcificato con abbondante miele, che veniva offerto ai convitati a fine pasto.

Per tutti coloro che pensavano al vin brulé come delizia nordica ecco sfatato un altro mito!

Dunque se era buono per gli “ozi” romani, il Conditum è ancor più buono per noi, in questi giorni di freddo intenso e di vento (la cattiva Bise ci si infila dappertutto!).

Ve ne diamo un’interpretazione particolare e moderna, le dosi sono abbondanti perché il bello è brindare in compagnia!

1 bottiglia di vino bianco

1 bottiglia di vino rosso

310 ml di vermouth dolce rosso

3 cucchiaini di Angostura

6 strisce di scorza di arancia

8 chiodi di garofano interi

un bastoncino di cannella

8 baccelli di cardamomo tritati

3 cucchiaini di uva passa

120 g di zucchero

In una casseruola riscaldare a fuoco lento, senza portare a ebollizione, i vini, l’Angostura, il vermouth, la scorza di arancia, i chiodi di garofano, la cannella e il cardamomo. Lasciare riposare con il coperchio finché il liquido si è raffreddato, dopo di ché filtrarlo.

Prima di servire, porre di nuovo la casseruola sul fuoco gentile a e aggiungere l’uva passa e lo zucchero finché si scioglie.