Uova, ovetto, ovino, ovuccio

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In Svizzera la Pasqua è una festa di colori, conigli, pulcini e uova colorate, li troverete da tutte le parti, si decorano le case, i giardini e i piccoli villaggi . Sarà per questa atmosfera pasquale  o forse perché ieri ho visto uscire di casa la mia vicina vestita da coniglia con un cestino pieno di uova che ho deciso di cominciare la settimana pescando tra le ricette quelle più curiose che ho fatto con le uova.

Ho scelto le uova nel panino.

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La ricetta è facilissima e divertente.

I panini che dovrete usare sono le rosette.

Mentre scaldate il forno a 180 gradi tagliate la calotta superiore dei panini. Togliete la mollica  e metteteci dentro un po’ di formaggio emmental o grattugiato .

In ognuno dei panini sgusciatevi un uovo  e aggiungete un po’ di panna , sale e pepe.

Mettete in forno per 10-15 minuti. coprite i panini con le calotte tagliate e poi rimettete in forno ancora per altri 10 minuti .

Uova cotte e panini croccanti da servire a tavola.

Quando li servirete saranno davvero una sorpresa.

Preparativi

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L’italianointransito in questi giorni ha la testa sulle nuvole. La maggior parte di noi programma il proprio rientro in Italia. I più fortunati hanno ambedue le famiglie di origine nello stesso luogo e questo semplifica molto i giorni dei festeggiamenti. Le rotte sono già tracciate, i rientri già fissati da tempo.  E’ curioso il traffico del cibo: ognuno riporta in Italia qualcosa di speciale del paese che lo ospita e di sicuro riporterà, a feste finite, qualcosa di buono dall’Italia.

Chi di noi non ha qualcosa di tradizionale che l’aspetta? Nel mio caso, ad esempio,  si tratta dei saporitissimi crostini toscani che il giorno di Natale, come tradizione, una nostra vecchia amica ci regalerà. Saranno così buoni che verranno finiti in un battibaleno.imgres

Non sono certa che siano apprezzati in tutta Italia: sono fatti con i fegatini di pollo, capperi e acciughe, un mix micidiale servito su fette di pane calde. Una vera avventura per il palato, da condividere in pace  e serenità con un buon vino rosso del Chianti.

 

Flan di zucchine e salsa al gorgonzola // Courgette flan with Gorgonzola cream

zucchine-zucchino-zucchina-by-dionisvera-fotolia-750x563 Piedmont-Cheese-Gorgonzola-DolceNon so da voi, ma qui da noi il primo aprile è giornata uggiosa assai. Ritorno del freddo pungente a causa delle abbondanti nevicate che ci sono state sui monti attorno al lago e, della timida primavera intravista nei giorni scorsi, abbiamo già perso memoria.

È necessario allora uno svago, e la cucina è ancora uno dei miei preferiti. Scartabellando fra i miei appunti culinari ho trovato questa ricetta che sembra accordare umore autunnale e freschezza primaverile. Semplice semplice, impossibile sbagliarla, di sicuro effetto… e poi che buona!

Occorrono due zucchine belle grosse, una confezione di panna da cucina, parmigiano grattugiato (un cucchiaio) un piccolo scalogno, una noce di burro, due uova fresche, sale, un pizzico di pepe e soprattutto il mio formaggio preferito: il Gorgonzola (200 gr).

Due parole su questo “Signor formaggio” saporito, tradizionale e decisamente italiano (si distingue in cremosità e consistenza da tutti gli altri “erborinati”). Il Gorgonzola esiste da tempo immemore. Si può farlo addirittura risalire al testamento dell’arcivescovo milanese Ansperto da Biassono che cita una sorta di “cacio” nell’881, parente stretto del prodotto denominato in seguito Gorgonzola. Si raccontano anche tante leggende sulla sua invenzione. Ad esempio quella che dice che trovandosi Gorgonzola, il paese con i suoi pascoli, sulla via del ritorno degli armenti dalle malghe prealpine, il latte munto dalle vacche “stracche” (stanche) formava lo stracchino di Gorgonzola. Oppure quella più romantica che ne vuole la creazione ad opera di un mandriano innamorato che vuoi per incontrare la sua bella vuoi perché l’amore gli aveva fatto dimenticare gli strumenti per trasformare il latte in quartirolo o crescenza, mescolò la cagliata del giorno prima con quella del mattino creando questo spettacoloso formaggio…

Non mi dilungo oltre. Tagliate le zucchine e fatele saltare in padella con lo scalogno. Attenzione a non rompere le fette perché dovrete piazzare quelle più belle sul fondo di 4 stampini da soufflé. Togliete dal fuoco e quando le zucchine saranno raffreddate frullatele con due cucchiai di panna, le uova e una fetta di Gorgonzola e il Parmigiano grattugiato, salate se necessario. Mettete il composto negli stampini e cuoceteli per 25 minuti a bagnomaria. Intanto sciogliete il gorgonzola insieme alla noce di burro e alla panna restante finché otterrete una salsa piuttosto densa. È tutto. Girate gli stampini in un laghetto di salsa al gorgonzola… Belli da vedere e buoni da mangiare!

 

English Version

I don’t know about you, but for us the first of the month was a dull and grey day. A biting cold fell upon us once again and the mountains around the lake were sprinkled with snow for what we hope will be the last time this year. The days of timid spring that seemed to be taking over are now nothing but memories.

It is necessary then to find a way to pass the time, and cooking is still one of my favourites. Looking through my notes I found a recipe that, in my opinion, perfectly mixes the autumnal tones and the spring freshness. Extremely simple, impossible to get wrong, and sure to impress… not to mention delicious!

You will need two large courgettes, one small tub of single cream, a tablespoon of parmesan cheese, one small shallot, a knob of butter, two fresh eggs, salt, a pinch of black pepper, and most importantly, the favourite cheese of us northerners: 200 grams of Gorgonzola.

It is necessary to add a few words about this very traditionally Italian cheese. Gorgonzola has existed for centuries. The first account dates back to the testament of archbishop Ansperto de Biassono, that mentions a sort of cheese similar to what we now know as Gorgonzola as early as 881. Because of its age, tales about its invention couldn’t be missed, such as one that claims that the milk used for the making of this type of cheese is collected by the milking of ‘stracche’ (tired) cows around the village of Gorgonzola, where the cheese originated from, found on the way back into Italy for troops returning from their pre-Alps pastures. Another tale, more romantic than the last, claims that the cheese was created by a herdsman who had fallen in love and, because of him meeting his muse or because of his forgetfulness to work the milk into becoming ‘quartirolo’ or ‘crescenza’ induced by love, mixed the previous day’s curd with the fresh milk, creating this spectacular cheese…

But I won’t say more. Cut the courgettes and sauté them in a pan with the shallot. Be careful to not break the slices, as you will have to place the most intact as a base for the four soufflé dish you will use to put the plate together. Remove the pan from the heat and when the courgettes will have cooled, blend them with two tablespoons of single cream, the eggs, a slice of gorgonzola and the grated parmesan cheese. Put the mixture into the dishes and cook them for 25 minutes in bain-marie. Meanwhile, melt the rest of the Gorgonzola with a knob of butter and remaining single cream until you will have obtained a dense sauce. And that is all! Dip the content of the soufflé dishes into a pool of the blended sauce and they will be ready to serve. Nice to look at, and most importantly, good to eat!

 

 

Veloce pesto rosso

Alberto Sordi nel film Un americano a Roma
Alberto Sordi nel film Un americano a Roma

Sembra ormai consolidato che la pasta ha perso anche in Italia il primato sui consumi alimentari, se ne mangia sempre meno e se continuiamo così rischia di diventare come in altri paesi uno dei tanti contorni da aggiungere al piatto unico.

Tutto vero, però, se inviti uno straniero a casa tua, la pasta se l’aspetta e se vuoi fare un figurone senza avere particolari doti culinarie vi consiglio una ricetta lampo, forse già nota a molti  ma per me la rivelazione di quest’estate.

L’idea è quella di unire tre colori: il bianco (pecorino,grana, aglio) il rosso (pomodoro fresco e pomodoro secco) e il verde (basilico).

Nessuna difficoltà.

Ricetta per più o meno 4 persone:

300 gr di Basilico

1 Spicchio di aglio

60 gr di Grana (ma va bene anche il pecorino o tutti e due messi assieme)

Olio extra vergine di oliva

Pinoli ( a piacere)

Tre o quattropomodori secchi

Tre pomodori maturi freschi

E’ molto facile, prendo tutti gli ingredienti e li metto nel frullatore, riduco tutto a pesto e poi assaggio e aggiusto ( se ci vuole un po’ più di sale, olio ma anche se è troppo denso allungo con un po’ di acqua).

Questo piatto lo chiamerei Veloce Pesto Rosso e anche se i genovesi si scandalizzeranno per aver sostituito il frullatore al pestello vi assicuro che il risultato non è male e una volta tanto avrete la meglio su chi non fa altro che demonizzare i carboidrati. untitled (4)

 

Buono come il pane

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Il modo migliore per chi ritorna in Italia durante le vacanze è quello di trascorrere un po’ di tempo attorno alla tavola, con gli amici più cari e i familiari più stretti.  In queste occasioni spezzare il pane acquista un valore di festa e fratellanza.

E dunque ora che anche queste vacanze sono terminate dedico questa giornata al PANE.

Il pane nella storia occidentale è sempre stato la base dell’alimentazione umana, fin dalle epoche classiche: tanto che oggi ogni cibo che lo accompagna, segnandone la preminenza, è detto companatico, ciò che accompagna il pane. Per Omero gli uomini sono mangiatori di pane, perché l’antico aedo attribuiva a questo semplice cibo la connotazione della civiltà umana. Semplice, ma frutto della cultura dei popoli, dato che richiede elaborazioni  che da civiltà a civiltà sono diverse. Un passo principale, nell’evoluzione dell’ uomo, fu compiuto quando il sapiens scopri la lievitazione  aggiungendo un pezzo di pasta avanzata al nuovo impasto. Ci si accorse che il prodotto diveniva più gonfio, più buono e digeribile. È il passaggio ultimo che veniva da precedenti tappe: le spighe arrostite, le polendine di cereali frantumati, fatte con acqua o latte, le focaccine azzime scaldate al calore delle pietre roventi, infine il pane che aveva subito un processo che il primo uomo vide corrispondente a quello della procreazione e vitalità. Un processo sacrale: ancora le nostre nonne e bisnonne, in campagna ed infornando il pane, tracciavano sulla pagnotta una croce. Perché con il calore si crepasse in modo giusto, ma anche e soprattutto perché era un dono del Dio, nell’ Eucarestia il corpo di Cristo. Rimangono curiose usanze tramandate nei tempi a testimoniare questi intrecci fra sacro e profano: si racconta in certe zone rurali  che le religiossisime donne infornando le pagnotte lievitate e segnate di croce dicevano ritualmente “cresci o pan come il c.. del cappellan”  (Piero Camporesi).

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Il cristianesimo ha sacralizzato il pane e lo ha caricato di simbologie. Sant’Agostino, per esempio, in un suo sermone, paragonò la formazione del pane a quella del perfetto cristiano. Anche quest’ultimo, creato per volontà del Signore, deve essere frantumato dalle avversità della vita, formato con l’aiuto della dottrina e dei ministri, impastato con l’acqua battesimale, cotto nel forno dello Spirito Santo riposto nel granaio sacro della Chiesa. Sul pane sono fiorite e sono state tramandate tante leggende: per dirne una, assai diffusa, le nonne raccontavano ai nipoti che durante la fuga in Egitto Maria e Giuseppe con il Bambino si affrettavano con l’aiuto di un ciuchino verso la salvezza. Ma gli sgherri di Erode erano vicini; la Sacra Famiglia trovò rifugio in una casa colonica e la Madonna nascose Gesù nel forno vuoto. I soldati frugarono ovunque, ed uno volle aprire il forno; ma c’era solo un pane. Certo, diceva a quel punto la nonna: perché il pane è il corpo di Cristo. Allontanato il pericolo il piccolo Gesù fu recuperato.

Questi modelli popolari, appunto tarati fra il sacro ed il profano, spesso indicanti il pane come metafora della vita, si sono trasferiti nei tanti detti e proverbi. Buono come un pezzo di pane, il pane non viene mai a noia, un pezzo di pane è buon sigillo alla stomaco; ma anche non si deve levare ad alcuno il pan di bocca, guadagnarsi il pane con il sudore della fronte, pan di sudore ha gran sapore. Mangia pane e coltello, si diceva di un poveraccio che aveva come cibo la sola pagnotta da affettare.

Proibitissimo sprecare il pane, e si dovevano raccogliere e rimpiegare le briciole che cadevano sulla tavola. Altrimenti – dicevano le nonne nella loro involontaria crudeltà narrativa – quando sei morto un angelo ti porterà a ritrovarle di notte  con un dito acceso.

Per questo articolo si ringrazia il contributo dello storico Alberto Cipriani di cui si ricorda il libro, Mangiare per vivere, 2005, Gli Ori

Pere al vino

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Mettiamo che siate come me, vi piaccia avere amici in casa, e cucinare  ma quando arrivate a decidere per il dolce avete un probelma con il lievito e le ricette non vengono mai come vorreste. Ecco allora un’alternativa facile che ho sperimentato e funziona:

8 piccole pere Kaiser

150 gr. di zucchero

2dl d’acqua- succo di limone- cannella

1/2 bicchiere vino rosso leggero

Sbucciate le 8 pere lasciando intatti i piccioli, immergetele in acqua (dove avrete spremuto il limone). Mettete in una casseruola 150 gr di zucchero con 2 dl. d’acqua. Fate sciogliere bene lo zucchero sul fuoco basso, poi immergete le pere, unite a piacere cannella e cuocetele per circa 40 minuti ben coperte ( le pere mettetele in piedi) . 10 minuti prima del termine di cottura unite 1/2 bicchiere di vino rosso. Levate le pere dalla casseruola e mettetele in una coppa.

Fate ridurre il sugo a fuoco vivo finché sarà sciroppato e versatelo sulle pere. A questo punto sono già pronte per essere servite.

Sarmale: un piatto per le feste

Sarmale
Sarmale

Sempre sul tema dell’immigrazione, se le mie amiche Elena e Liliana non fossero emigrate in Italia lasciando il loro paese di origine, la Romania, forse non avrei mai scoperto la delizia di un piatto che si chiama Sarmale. È un piatto un po’ laborioso che si prepara per le feste importanti come il Natale e la Pasqua.

Allora ecco qui la loro ricetta:

Ingredienti per 6 persone circa:

1/2 chilo di cipolle rosse

250 gr. di riso arborio

250 gr carne di macinato di manzo

250 gr carne di maiale macinata

2 uova

2 cucchiai di farina gialla

passata di pomodoro

1 cavolo cappuccio ( non troppo piccolo)

sale e pepe

Per prima cosa fate il soffritto con le cipolle, dopo metteteci il riso e fatelo cuocere per 10 minuti. Aggiungete la carne macinata e sale. Fate rosolare  il tutto per pochi minuti. Levatelo dal fuoco e fate un impasto aggiungendo al riso e alla carne anche le uova e la farina gialla e passata di pomodoro.

Intanto sfogliate il  cavolo e mettete le foglie in acqua bollente per pochi minuti. Quando le foglie saranno ammorbidite le tagliate a quadretti, levando le parti più dure. Prendete la foglia mettete un cucchiaio dell’impasto e chiudetelo come un involtino facendo attenzione che le due estremità delle foglie siano chiuse con il cavolo nell’interno.

A questo punto prendete una pirofila, mettete sul fondo gli scarti delle foglie del cavolo , un po’ di olio e adagiate tutti gli involtini bene stretti l’uno all’altro (possono essere messi anche su più piani). Aggiungete nella pentola brodo vegetale fino al bordo. Mettete la pirofila in forno e lasciate cuocere per un ora.

Si possono mangiare subito caldi mettendoci sopra lo yogurt o la panna acida (se in Italia non la trovate mescolate 100 grammi panna fresca con 100 grammi di yogurt bianco denso e un cucchiaino da te di limone filtrato).

PASTA!

pasta shapesInsieme alla crema al cioccolato più famosa del mondo, la pasta è colpevole dei chili di troppo sulle italiche terga e delle manigliette dell’amore! Se c’è infatti una cosa alla quale non sappiamo proprio rinunciare è il nostro “primo” piatto nazionale, che però, come assicurano gli esperti, anche a livello dietetico, se consumato con parsimonia, non è male.

Probabilmente è questo che ha portato la catena di fast food più famosa del mondo a siglare un accordo con la nostrana Barilla, affinché quest’ultima fornisca la pasta da inserire nei menù dei ristoranti italiani della catena. Se infatti l’insalata di pasta venduta a 5 euro avrà il successo che i due big dell’alimentazione si aspettano (2 milioni di euro di ricavi entro quest’anno e 10 entro il prossimo) l’accordo di fornitura sarà esteso per tutta l’Europa.

Un altro grande successo della cucina Italiana e della dieta mediterranea che entra di prepotenza nella mecca dell’hamburger!

Tutte questo parlare di pasta naturalmente ha risvegliato in me un languorino in fondo allo stomaco così, mentre me la cucino, vi passo una ricetta super veloce per un’insalata di pasta.

Ingredienti? Beh, naturalmente pennette rigate, pomodori, olio extravergine di oliva, parmigiano e tanto tanto basilico.

Fate una classica insalata di pomodori, innaffiatela abbondantemente con l’olio, salatela, riducete il basilico in pezzetti piccolissimi e aggiungetelo ai pomodori, cuocete la pasta e una volta al dente, scolatela e gettatela nell’insalata, mescolate energicamente e aggiungete parmigiano quando è ancora bollente in modo che si amalgami bene, sedetevi, possibilmente davanti al mare, e gustatevi il pomodoro freddo a crudo con il caldo della pennetta, l’aroma del basilico fresco e del parmigiano che non ha avuto il tempo di sciogliersi completamente, che delizia… inarrivabile!

Buona Pasqua!

Santa Maria del Popolo, quarta campata della navata destra
Santa Maria del Popolo, quarta campata della navata destra

Non ce ne vogliano gli animalisti e i vegetariani, ma il pranzo di Pasqua non è lo stesso se sulla tavola non arriva almeno un pezzetto di agnello! La tradizione culinaria va di pari passo con la simbologia religiosa. L’agnello sacrificale, simbolo di legame e sottomissione al Buon Pastore, si immola da sempre nel periodo di Pasqua.

Il sacrificio dell’agnello esisteva in tutte le religioni antiche. E tale pratica ha ispirato gran parte dell’arte paleocristiana. Infatti all’epoca delle persecuzioni, si prediligeva la raffigurazione simbolica di Cristo in modo che solo gli iniziati potessero conoscere il senso delle immagini. Da qui il Buon Pastore attorniato dal suo gregge con la pecorella smarrita sulle spalle. Tutto ciò doveva evocare la pace promessa a coloro che vivono nel Cristo, doveva ricordare agli antichi cristiani che per coloro che erano battezzati la morte non poteva rappresentare altro che un momento di passaggio verso la quiete nell’attesa della risurrezione del corpo.

Nella Bibbia a più riprese si parla del sacrificio dell’agnello e nel nuovo testamento Cristo stesso diventa “l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” (Gv 1,19).

Sull’Agnello simbolo del Cristo si  potrebbero spendere fiumi di inchiostro, tanto che nell’antichità i Concili che vanno dal VI al X secolo combatterono l’eccessiva predilezione popolare della rappresentazione del Cristo in sembianze di agnello. Agnelli si trovano scolpiti nelle chiavi di volta (poiché illuminano la Città Santa), nei timpani delle cattedrali, inginocchiato, associato alla croce astata e al nimbo crucifero.

Dunque a coloro che non disdegnano la carne di agnello offriamo per questa Pasqua una ricetta semplicissima e gustosa, invitiamo coloro che non vogliono mangiarne a mettere sulla tavola di Pasqua almeno un agnellino di marzapane!

Agnello alla Patrizia

agnello in salsa di menta

Ovvero filetto o costine di agnello in salsa alla menta menta (per 6)

un paio di filetti o 12 costine di agnello

1 mazzetto di menta fresca

3 cucchiai di mandorle tostate

succo di un limone

olio evo

pepe nero macinato

sale

Tritare con un frullatore (meglio a immersione) la menta, le mandorle, il succo del mezzo limone e il sale. Aggiungere a filo e lentamente l’olio fino a quando non si otterrà una salsa liscia e compatta che, se sembra troppo dura, si può allungare con un po’ (poca) acqua e aggiustare di sale e pepe.

Ricordate che l’agnello va scottato solo per un paio di minuti a fuoco vivo su ogni lato (l’interno deve rimanere rosa).

Presentate i piatti mettendo sul fondo il pesto di menta e adagiandovi sopra le fettine di agnello. C’est tout!

Approfittiamo, per augurare a tutti Buona Pasqua.

Anche noi ci prendiamo una pausa, ci ritroviamo tutti qui fra qualche giorno!