Chiacchiere del Lunedì

Delphine Boël, The Golden Rule blabla
Delphine Boël, The Golden Rule blabla

Sul blog del Corriere della Sera, la 27°ora, il 17 maggio è apparso un post inquietante intitolato, Donne che amano l’alcol, che ha una tragica assonanza, sicuramente voluta, con il titolo italiano del thriller svedese di Stieg Larsson Uomini che odiano le donne. 

Infatti non solo ci troviamo a fare i conti con mariti o fidanzati violenti, con stalker e con ogni forma di usurpazione provenga dall’esterno, ma riusciamo anche a farci male da sole. È un grido di allarme. I dati americani riportano che il 55% di donne negli Stati Uniti beve regolarmente (il 40% in più nel giro di 10 anni) e le italiane, sebbene le percentuali siano inferiori a quelle americane, cadono sempre più spesso in ciò che viene definita “droga d’accesso”, facile, troppo facile da trovare in qualsiasi punto di ritrovo sociale.

Le modalità sono diverse i risultati uguali. Vino, birra all’inizio, superalcolici per finire. Il fenomeno non riguarda particolari ceti o fasce di età, ma è profondamente radicato in tutta la società femminile italiana. Tutte siamo a rischio per la conformazione fisica che ci rende particolarmente vulnerabili all’alcool che, contrariamente ai maschi, assorbiamo molto più facilmente e non metabolizziamo abbastanza.

Il primo bicchiere, secondo i dati ISTAT, addirittura a 11 anni, poi l’adesione a modelli comportamentali che solo fino al secolo scorso erano chiara prerogativa del mondo maschile e adottati per lo più come forma di emancipazione.

Una vera e propria trappola l’alcool. Se moltissime donne non si rendono conto di scivolare lentamente verso la dipendenza, altre, soprattutto fra le più giovani, praticano almeno un paio di volte al mese il cosiddetto binge drinking, cioè bere con il preciso scopo di ubriacarsi.

Che si chiami emancipazione, inadeguatezza, solitudine o semplicemente leggerezza, l’alcolismo prende quota fra le donne e non si può fare altro che mettere in guardia le nuove generazioni, quelle più a rischio dei pericoli che stanno correndo. Cosa c’é di bello nel bere allo sfinimento, cosa c’è di bello in una serata che si dimentica completamente a furia di bicchieri buttati giù, è l’oblio che cerchiamo o il desiderio di divertirsi e stare insieme?

 

A good bottle of wine?

greenbottleChe cosa pensereste se al ristorante invece di stappare davanti ai vostri occhi una costosa bottiglia di vino il cui colore rosso intenso si intuisce attraverso il bel vetro pesante e scuro, vi aprissero una bottiglia di cartone?

Attenzione non sto parlando del tetra pack (quello del vinello e delle confezioni del latte), e nemmeno di una bottiglia di plastica, ma di una vera e propria bottiglia di cartone rivestita all’interno con un sottilissimo film di plastica le cui sembianze ricopiano quella classica.

La GreenBottle, questo il nome del prodotto e del produttore, è stata introdotta in UK dal gennaio del 2012 ed ha incontrato il favore di moltissimi consumatori. Essa campeggia sugli scaffali dei supermercati inglesi per un gran numero di prodotti liquidi (non me ne vogliano gli enofili se considero, in questo contesto, il vino un “prodotto liquido” alla stregua dell’ammorbidente!). Essa ha innegabili qualità che se gettano nello sconforto bevitori e produttori, rendono felicissimi gli ambientalisti.

La GreenBottle ha, infatti, degli indubbi benefici: un eccellente visibilità unita alla piacevolezza tattile;  è riciclabile, facilmente compostabile o biodegradabile (nel giro di 55 giorni di degrada); è fabbricata con materiale riciclato; il footprint (il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle) del Carbonio è infinitamente minore che per un prodotto uguale in plastica; utilizza un terzo della plastica utilizzata per gli altri contenitori simili; infine è decisamente preferita dai consumatori; pesa 55 grammi contro i 500 della bottiglia in vetro, cosa che abbatterebbe anche i costi di soedizione.

Ma senza arrivare alla bottiglia in cartone, nel mondo dell’enologia il rispetto per l’ambiente si sta facendo decisamente importante. Ad esempio un’altra introduzione che potrebbe limitare il consumo di tappi di sughero e il conseguente disboscamento della pianta di sughero, è quella di utilizzare “tappi di vetro”, sfruttando un ‘idea di un medico tedesco, viticoltore per hobby, il quale rifacendosi ai tappi utilizzati nelle antiche farmacie ha adottato efficacemente questo sistema, oggi prodotto su vasta scala da una multinazionale tedesca.

Insomma, dopo le bottiglie di champagne e spumante alleggerite (da 900 a 835 grammi), produzioni ecocompatibili di uva da vino, il regime biologico adottato da molti produttori, è giunta l’ora della bottiglia di cartone.

Tuttavia si sono alzate molte voci che criticano l’introduzione di questo prodotto per il vino. Adam Lechmere, enologo inglese, si è detto perplesso da questa scelta, sottolineando “come il rapporto col vino riguardi sentimenti arcani e  prescinda dalla coscienza ecologica”. E allo stesso modo si mostra scettico Roberto Perrone che sul Corriere della Sera afferma che di certo la novità “aiuterà l’ecosistema ma non le cene romantiche”.

Cin cin!

Gillo Dorfles per la cantina San Salvatoredi PaestumTanto l’ho cercata fino a quando non l’ho trovata… la notizia bomba intendo !

E passa sotto il nome di «resveratrolo», un fenolo non flavonoide (???) che si trova nella buccia dell’acino d’uva.

Ora, perché occuparmi di questo strano elemento proprio oggi, proprio in una giornata che qui si annuncia fredda e piovosa e triste?

Ma perché il resveratrolo mi fornisce l’alibi perfetto per gustarmi a pranzo e a cena senza eccessivi sensi di colpa un bel calice di vino rosso.

Questa sostanza, come molte altre, non solo, aiuta a difendere il corpo in modo naturale dall’aggressione di batteri e funghi, ma ha anche ulteriori proprietà.

La ricerca ha infatti stabilito che alla base del cosiddetto « paradosso francese », secondo cui a fronte di un’alimentazione ricca di grassi saturi la mortalità causata da problemi cardiovascolari in Francia è stranamente bassa, si trova proprio il resveratrolo contenuto nel vino di cui i francesi fanno (come noi altri italiani) largo consumo.

Poiché questa sostanza in natura serve a difendere la pianta dalle bizzarrie del tempo, si è studiato anche il suo potenziale come « anti aging » e anti ossidante scoprendone gli effetti benefici, mentre già sono assodate le alte proprietà antinfiammatorie.

Ma l’ultima scoperta in termini di prevenzione è quella fatta da ricercatori americani che considerano il resveratrolo un ottimo rimedio contro l’abbassamento dell’udito… o meglio dell’udito dei ratti, visto che finora la sostanza è stata sperimentata solo su di loro, ma noi altri, veri o finti sordi umani, rimaniamo in attesa di una buona notizia.

Quindi brindiamo senza paura alla primavera che sta arrivando !