Eccoci alle soglie del fatidico pranzo di Natale.
Organizzato e studiato nei particolari in molti paesi, l’appuntamento acquista un carattere molto speciale, se sei una tipica famiglia italiana. Sì, perché per me il pranzo di Natale è un po’ la faccia del nostro paese. Non so se sono di parte, ma il pranzo di Natale (o la cena della vigilia) è uno di quegli appuntamenti dove può capitare di tutto. La tradizione vuole tenere duro, nonostante i cambiamenti nella società; ma se in nonni in salute cercano ancora di fare da registi della giornata, sempre più le pietanze tradizionali, come i tortellini in brodo o il bollito (almeno da noi in toscana), stridono con i gusti dei più giovani. Ma si sa, è il pranzo di Natale e allora cerchiamo tutti di rimanere dentro a ciò che si è fatto per decenni. Dopo il pranzo, c’è lo scambio dei doni e se siete come la mia famiglia quello è il momento più confusionario del giorno: più che scambio sembra un arrembaggio, tutto si svolge in pochissimo tempo e alla fine non si capisce chi ha donato cosa. Ogni anno ciò mi colpisce di più è il fatto che quel giorno, come per magia, siamo tutti un po’ sopra le righe e manteniamo un po’ di ansia da performance, cerchiamo di essere simpatici, forse un po’troppo simpatici, allegri, forse un po’ troppo allegri, è così i bambini della casa, i più festeggiati ma anche i più sensibili alle emozioni, finiscono quel giorno per essere irritabili e scontrosi.
Credo che per tutti noi italiani sia la stessa cosa. Le tradizioni impongono che almeno un giorno all’anno vengano deposte le armi in famiglia… ma quanti di voi hanno l’impressione che si tratti solo di fare buon viso a cattivo gioco? Tanto che proprio durante i pranzi di Natale spesso si scatenano quei sentimenti a lungo sopiti o nascosti che portano inevitabilmente alla “tragedia” familiare, dove tutti si azzuffano con tutti. Segreti, veleni, bugie familiari si scatenano, la miccia è corta, basta una parola sbagliata, per dare fuoco alle polveri, tuttavia, nonostante tutto la famiglia rimane un rifugio. Certo i coraggiosi che restano fino al panettone si alzano da tavola con un senso di soddisfazione totale… “anche quest’anno ce l’abbiamo fatta”!
Niente paura: l’effetto scompare quasi subito e in men che non si dica ci ritroviamo a pensare quanto sia importante e bello il giorno di Natale per noi, per i nonni e per i nostri figli. Però tutto cambia, la società è in grande trasformazione: pensate che riusciremo anche a sotterrare il bollito?