Per chi non lo avesse ancora capito le mie origini derivano dal Sud, il Sud classico, cioè la Campania. Molti dei miei ricordi di bambina sono legati a questo Sud, quando le vacanze si passavano dai nonni nel sole bollente dell’estate e dai nonni nel sole avvolgente dell’inverno.
A Natale, dunque, era un’esplosione di tradizioni che confluivano tutte più o meno in cucina. La mia prozia, la signorina Laura, era la maestra di queste cerimonie fra il religioso e il pagano. Era lei che officiava in cucina, era lei che comandava un esercito di nipoti e pronipoti, era lei che definiva i menu, le quantità, gli ingredienti seguendo un’antica sapienza che va ormai disparendo. La nonna no… La nonna supervisionava, si recava di rado in cucina e solo per constatare che tutto filasse per il meglio, il resto del tempo lo passava a intrattenere gli ospiti che passavano a porgerle gli auguri per le feste o giocando a carte con i nipotini più piccoli, naturalmente “a soldi” puntando le 5 e le 10 lire che servivano a far partire l’ascensore (non so se tutti mi possono capire, ma un tempo per far salire gli ascensore era necessario buttare in un apposito congegno una monetina. Con le monetine ottenute venivano pagate le spese dell’ascensore. Chi non era d’accordo nel pagarle poteva salire a piedi!). Questa lunga prefazione solo per raccontare che nei miei ricordi natalizi un posto speciale lo hanno gli struffoli, il classico dolce di Natale partenopeo, la cui storia si fa risalire all’antica Grecia e che sulla tavola delle feste hanno un posto speciale.
Esistono tante ricette degli struffoli quante sono le cuoche e i cuochi che li preparano, comunque vengano fatti e presentati sono un dorato e croccante tesoro.
La ricetta che segue è quella della signorina Laura, sulla quale sono intervenute varianti provenienti dalla mamma di mio marito (soprattutto per quanto riguarda l’uso del burro al posto dello strutto e la punta di lievito per rendere le “palline” di pasta un po’ più morbide e gonfie, non me ne voglia il purista dello struffolo!)
Per un bella montagnetta di struffoli
600 gr di farina
quattro cucchiai du zucchero
15 gr lievito (controverso, controverso…)
150 gr di burro
4 uova più un tuorlo
una bustina di vaniglina
un bicchierino di limoncello
la scorza grattugiata di mezzo limone
un pizzico di sale
400 gr di miele, rigorosamente di acacia o millefiori
confettini colorati e argentati
canditi (per chi li ama, io no)
Olio per friggere (meglio sarebbe l’evo ma il costo sarebbe proibitivo, ancora meglio lo strutto… ma già senza lo strutto si parla di 500 calorie a porzione!)
Impastate farina, zucchero, vaniglia, lievito con le uova a temperatura ambiente, il burro ammorbidito e il limoncello, la scorza del limone e il sale. Lavorare a lungo l’impasto fino a renderlo liscio ed abbastanza elastico. Fatelo riposare a lungo (3/4 ore). Poi dividetelo in panetti e ricavatene delle strisce di pasta che taglierete a pezzettini piccoli (un po’ come si fa per gli gnocchi). Arrotondate i pezzettini rendendoli delle palline (piccole). A questo punto friggete le palline (meglio una friggitrice che tiene l’olio a costante temperatura) e scolate quando sono perfettamente dorate (attenzione non brunite, dorate!). Sciogliete il miele a bagnomaria e condite gli struffoli (è l’ora di aggiungere i canditi per chi li ama). Disponete i dolcetti a corona in un piatto da portata tondo e spolverizzateli di confettini. Aspettate che il tutto si raffreddi e si solidifichi, magnifico, un piacere per la vista… ma aspettate a gustarli almeno fino alla Vigilia!
Anche io ne ho mangiati tanti di struffoli da piccola, che li faceva mia nonna. Mia mamma, che era la nuora, ancora li fa.
Rispondo da Napoli:
“non entro nel merito della ricetta….perché io ho quella di mia madre, ma…senza miele serviti come aperitivo con formaggi morbidi, salsine e cruditè sono una rivelazione di bon ton nella tradizione!
Provate per credere…k fiore
io ci credo eccome, ciao fiore che bello leggerti.