
Anno nuovo propositi vecchi. Tra essi una sana dieta. In sintonia con i miei pensieri scopro che il 2014 sarà l’anno europeo sullo spreco alimentare. Sprechiamo troppo cibo, compriamo le riserve e poi non riusciamo a consumarle e non ci peritiamo a buttare via montagne di cibo, io ad esempio non riesco mai ad andare a tempo con gli yogurt e ogni volta che ne butto uno via mi riprometto di non comprarli mai più. Passa qualche tempo e poi ci ricasco.
Tra le cose interessanti correlate allo spreco alimentare c’è la nuova impresa di raccogliere e rivendere a prezzo stracciato i cibi che i bar non hanno venduto a fine sera. Si chiama street food refood, oppure con lo stesso criterio raccogliere cibo in scadenza dai supermercati e mercati generali. Per rimanere in tema sulla necessità di rendere valore a cosa si mangia e a chi lo produce mi ha anche incuriosito molto la nascita di un mestiere nuovo per le città ma antico per l’uomo, il contadino metropolitano, infatti sempre più giovani chiamati gli Urban Farmers coltivano orti urbani sui tetti dei palazzi, in luoghi ormai abbandonati e impensabili. Lì troverete lattughe fresche, pomodorini ma anche mini allevamenti di pesce. Tutto poi viene raccolto e venduto ai negozi o nei mercati. È un cibo che viaggia poco e lo spreco viene abbattuto.
Lo spreco è un tema sentito da tutta la nostra generazione, è diventato anche un biglietto da visita, è una filosofia di vita e molte volte un tema toccato dagli artisti. Penso alla bella mostra organizzata da Sandra Tomboloni quest’anno nella città di Pontassieve in Toscana dove ha invitato un gruppo di amici a condividere con lei delle giornate in discarica per andare a cercare tra i rifiuti la materia per la sua arte. Ha poi scelto un camion di oggetti li ha caricati e portati in mostra. Un cumulo di oggetti, Homeless, senza tetto. Questi oggetti si sono rigenerati da essi ha saputo tirare fuori la poetica dell’abbandono, della memoria e del distacco e in tal modo ha restituito valore a cose che sembravano averne più.
Bel post! Il problema non e’ nuovo , ma bisogna insistere nel riconoscerlo come tale. Grazie
Hai ragione i sensi di colpa si sentono eccome