
La nostra sala di lettura è ricca di buoni consigli su libri da leggere, ma vuole anche essere un modo per rispolverare il ricordo di libri già letti, che in un modo o in un altro sono stati formativi e importanti.
Per me uno di questi è Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, scritto nel 1951, in cui l’imperatore in prima persona parla della sua vita, della sua storia che coincide inevitabilmente con quella di Roma, della sua filosofia di vita, impregnato com’era di quello spirito ereditato dai Greci che ancora oggi è alla base di tutto il pensiero occidentale.
Una figura tragica e poetica, umana e universale. Dove, meglio che in questo spazio riproporre un breve estratto in cui Adriano/Yourcenar parla dei libri?
“La parola scritta mi ha insegnato ad ascoltare la voce umana, press’a poco come gli atteggiamenti maestosi e immoti delle statue m’hanno insegnato ad apprezzare i gesti degli uomini. Viceversa, con l’andar del tempo, la vita m’ha chiarito i libri.
Ma questi mentono. anche i più sinceri. I meno abili in mancanza di parole e di frasi nelle quali racchiuderla, colgono della vita un’immagine povera e piatta; altri, come Lucano, l’appesantiscono, l’ammantano di una dignità che non possiede. Altri ancora, al contrario, come Petronio, l’alleggeriscono, ne fanno una palla vuota e saltellante, che é facile prendere e lanciare in un universo senza peso. I poeti ci trasportano in un mondo più vasto, o più bello, più ardente o più dolce di quello che ci è dato; per ciò appunto diverso e in pratica pressoché inabitabile. I filosofi sottopongono la realtà, per poterla studiare allo stato puro, press’a poco alle stesse trasformazioni che subiscono i corpi sotto l’azione del fuoco o del macero: di un essere o di un avvenimento, quali li abbiamo conosciuti noi, pare non sussista nulla in quei cristalli e in quella cenere. Gli storici ci propongono una visione sistematica del passato, troppo completa, una serie di cause ed affetti troppo esatta e nitida per aver mai potuto esser vera del tutto; rimodellano questa docile materia inanimata, ma io so che anche a Plutarco sfuggirà sempre Alessandro. I narratori, gli autori di favole milesie altro non fanno che appendere in mostra sul banco, a guisa di macellai, piccoli pezzi di carne graditi alle mosche.
Mi troverei molto male in un mondo senza libri, ma non é lì che si trova la realtà, dato che non vi è per intero…”
Da, M. Yourcenar, Memorie di Adriano, p. 23, Einaudi, Torino, 1981