
Credo di sapere, almeno per esperienza personale, che non ci sia persona più aperta all’arte di un bambino. Perché? Cosa accomuna il mondo dell’infanzia con quello dell’arte? Non certo perché, come si dice in modo semplicistico, l’artista è come un bambino: lo escluderei. Direi piuttosto perché entrambi devono sopportare noiose persone adulte, che non mancano spesso di ripetere loro: “Ora basta avete superato il limite”.
Eccolo lì il punto di snodo: i bambini e gli artisti hanno il coraggio e l’audacia di superare i propri limiti.
E così mi lascio andare alla fantasia e comparo il dripping di Jackson Pollock, audace, deciso a superare la cornice del quadro, oppure i tagli del nostro coraggioso Lucio Fontana, con l’audacia del bambinio deciso a scavalcare il cancelletto del lettino. E poi penso alla curiosità di esplorare mondi nuovi, la naturalezza con la quale tutti i loro sensi entrano in gioco per scoprire il mondo.
Non c’è dubbio: vivono in due mondi diversi ma accumunati dal movimento, dall’ andare avanti, perché – come ha detto Picasso- “l’arte – e aggiungo io la crescita – sono mestieri che non si possono imparare”.
Guai a chi volesse impedire a un bambino di crescere e a un’artista di esprimersi.