
Vi sono momenti in cui gli obblighi derivanti dall’essere parte dell’umanità vengono prima di ogni altra considerazione. Soccorrere le centinaia di migranti che si gettano disperatamente verso le nostre coste, in mano a dei trasbordatori assassini, oscuri caronti criminali, fa parte di questi.
Obbligo viene dal latino ob-ligare: legare assieme. Un obbligo quindi non è solo un dovere nei confronti di qualcuno, ma anche un qualcosa che ci tiene uniti in un unico destino. Un’obbligo umanitario, poi, come quello di accogliere profughi moribondi, ci richiede di agire per rimanere a far parte dell’umanità, al di là di ogni egoismo.
Per questo fa tristezza leggere sui social media tanti commenti crudeli verso le tragedie che avvengono nel canale di Sicilia; è come se tanti italiani si dimenticassero della propria natura, lasciandosi andare a parole che suonano semplicemente disumane.
Fortunatamente ci sono anche coloro che si impegnano con ciò che hanno in atti di solidarietà meravigliosi. Sono loro – a Lampedusa, negli altri luoghi dove arrivano i migranti, sulle barche e sui mezzi di soccorso – che ci danno speranza in un mondo migliore e che ogni giorno ci ricordano la celebre ammonizione di Dante: “fatti non foste a viver come bruti”.
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