Nel tempo ho sviluppato la teoria che ognuno di noi ha un’immagine di se stesso cristallizzata ad un certo periodo della propria vita. Un periodo di grazia se vogliamo, in cui si è un po’ più giovani, un po’ più snelli, un po’ meno stempiati, insomma un momento in cui ci piacevamo e amavamo il nostro “stile”.
Con il passare degli anni, sebbene lo specchio nono ci rimandi più l’amata immagine di noi stessi, tuttavia in molti continuiamo a vederci allo stesso modo, e cerchiamo di replicare quel momento con effetti il più delle volte disastrosi.
Tante ex ragazze della mia età allora propongono se stesse in versione “Madonna di Like a virgin”, o “ragazza del West” con tanto di balze, double denim e stivaletto. Per quanto mi riguarda poi faccio veramente fatica a non indossare la giacca con la spalla “importante” come quelle della Melanie Griffith di Una donna in carriera.
Cambiare questo stato di cose è assai difficile perché la percezione che possediamo di noi stessi è una costruzione assai complessa. Il più delle volte infatti la subiamo incorporandola nel nostro modo di agire. Tuttavia mi sono fermata a pensare che in fondo non c’è nulla di male se la percezione di noi stessi è un po’ datata ma ci fa stare bene.
Infatti è assolutamente fondamentale apprendere che ciò che guida molte azioni della nostra vita presente è uno stato emotivo nato da situazioni vissute in un determinato momento del nostro passato, che ha “cristallizzato” la percezione di noi stessi. Se questa percezione ci fa vivere bene e ci rassicura ben vengano dunque i revival che ci consolano e ci rendono ciò che siamo!
Si’, anch’io credo che la maggior parte di noi “insegua” una propria determinata immagine del passato…
Ma i più fortunati , secondo me, sono quelli che realisticamente riconoscono e accettano la propria immagine , cosi’ com’e’ , nel presente.
Abbraccio
bello questo post…dovrebbe leggerlo anche la Griffith!