L’estate sta arrivando e l’estate è la stagione migliore per quei libri che si definisco “da ombrellone”, rosa, gialli, noir, ma anche per i classici che non si ha mai avuto il tempo di cominciare o finire.
Fa parte di quest’ultima categoria Una canzone per Bobby Long di Ronald Everett Capps, pubblicato nel 2004 negli Stati Uniti, con il titolo Off Magazine Street, e approdato in Italia solo nella traduzione del 2008 per i caratteri di Mattioli 1885 (ripubblicato nel 2015 in edizione fuori commercio dalla stessa Casa Editrice per l’iniziativa #ioleggoperché).
Bizzarra la storia di questo libro che ancora prima di essere pubblicato aveva attirato le attenzioni di Hollywood, che ne aveva prodotto immediatamente una versione cinematografica, i cui protagonisti erano John Travolta, Scarlett Johansson e Gabriel Match (film molto bello che si discosta un po’ dal romanzo ma che in generale gli rimane fedele nelle atmosfere e nei caratteri principali). A buon diritto lo si può ascrivere fra i capolavori della letteratura americana contemporanea essendo un po’ Bukowski, un po’ Faulkner, un po’ Carson McCullers.
La vicenda è la storia di due amici per la pelle Bobby Long e Byron Burns, due angeli caduti che rispecchiano perfettamente l’America dei sogni spezzati e delle vite sprecate, se non che, il libro non si focalizza affatto sulla disperazione, sulla discesa vorticosa verso il basso dei due personaggi principali, anzi.
Incalliti ubriaconi e donnaioli, tuttavia Bobby e Byron non sono figure tragiche perché, entrambi hanno scelto scientemente il proprio destino, entrambi hanno fermato il mondo e deciso di scendere fino agli inferi se necessario, di lasciarsi andare completamente.
“Abbiamo sempre avuto una smania di vivere persino eccessiva e non abbiamo mai capito tutti quelli che non l’avevano. La vita ce la siamo sempre goduta. Non siamo mai stati spettatori”, questa la loro condanna, il loro delirio che li porta ad abbracciare l’alcol e a bere fino alla fine.
Ma ecco che compare la loro “redenzione”, di nome Hanna, adolescente figlia di Lorraine compagna di bevute e di letto, morta di recente per le intemperanze di una intera vita. E tutto si illumina. Hanna è il fiore nato dal letame, e la storia si innalza, scoprendo una grazia che emerge poco a poco. I due si riscoprono mentori della ragazza e decidono di prendersene cura a modo loro fra canzoni country, passi scelti di letteratura, maldestre avance; facendole scoprire che tutti hanno la possibilità di scegliere, tutti hanno una chance.
La scrittura di Ronald Everett Capps incanta e trasporta, ci prende allo stomaco, fa ridere e commuove. I personaggi principali sono carismatici e fuori dal comune: realisti, fragili, fallibili ma in fondo “brave persone”. Un libro brillante, intelligente, zeppo di citazioni, che può catturare totalmente. E sullo sfondo una New Orleans, prima dell’uragano Katrina, piovosa e umida con i suoi bar bui, dove non manca certo il puzzo dell’alcool, ma dove si muove una variegata umanità, e le sue stagioni appena accennate e indefinibili.
Da leggere e da gustare con calma.