Pochi giorni dopo l’attacco a Parigi, il terrorismo ha colpito anche in Mali, a Bamako. Anche in questo caso si è trattato di estremisti islamici. Pochi giorni appena, e una base della missione militare internazionale nel nord del paese è stata colpita da alcune granate. Sono solo gli ultimi di una serie di attacchi che da un anno colpiscono il Mali. Ma non c’era stato l’intervento francese, che aveva ricacciato nell’estremo nord le bande di terroristi e tagliagole che si erano impadroniti della ribellione Touareg per arrivare a minacciare persino la capitale? Si era nel 2013 e il lavoro dei soldati francesi era sembrato una cosa da manuale.
Oggi, pero’, il Mali con la sua missione militare internazionale è di nuovo un luogo pericoloso e nel nord del paese si combatte a tutto campo: vi si confrontano estremisti islamici dediti al traffico di droga e di esseri umani, gruppi laici che vogliono lo stato Touareg, milizie filogovernativa che definire oscure è dire poco.E il brutto è che non si sa chi sta con chi e chi fa cosa. C’è gente, sembra, che combatte addirittura per gruppi diversi, a fasi alterne, passando da un gruppo che lotta per lo stato islamico a un altro che combatte senza alcun obiettivo a carattere religioso. La verità è che il dialogo coi Touareg è fallito ancora prima di cominciare e soprattutto che le autorità di questo stato, nonostante nuove elezioni con tutta la fanfara del caso, si sono di nuovo dedicate all’arricchimento personale e allo sport della corruzione. Anni di non gestione dello stato, decadi di uso clientelare di ogni incarico pubblico, hanno reato un totale scollegamento di tanti giovani dal senso di appartenenza al paese.
Il terrorismo va combattuto. Pero’ bisogna anche comprenderne le cause sociali, per eradicarlo nel lungo termine.