Guardiamo le cose in positivo

 

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Andrew Ondrejcak

Tutto quello che ci circonda sembra in movimento, anche in maniera positiva; in questi mesi in Burkina Faso, in Mali, in Afghanistan, a Haiti, si è lavorato sodo per fare qualcosa di bello. Un autore teatrale e coreografo americano, Andrew Ondrejcak,  ha lavorato con designer e con artigiani di questi paesi, grazie al programma di moda etica di un’agenzia delle Nazioni Unite (l’ITC), per realizzare una performance tra teatro e moda che si terrà il 4 giugno a Bozar, il centro per le arti di Bruxelles.

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Zolaykha Sherzad designer afgana con un modello per lo spettacolo

Con tante artigiane ha realizzato tessuti e materiali splendidi, poi messi assieme da altri altri artigiani e da stiliste che si impegnano a portare lavoro in queste realtà, sconvolte dal conflitto o dal dramma della povertà.

Si chiama Figure Studies e verrà messa in scena nel grande salone di entrata di questo edificio liberty, Bozar, nato per ospitare tutte le arti. I 12 ballerini e le ballerine che indosseranno gli abiti di scena accoglieranno i visitatori su altrettanti piedistalli, da dove cominceranno la loro performance.image001 (4)

Alle 20:15. Per registrarsi basta andare sul sito web di Bozar oppure registrarsi a questo indirizzo https://bit.ly/2Lj53bU

 

 

Vi ricordate il Mali?

MALI

Pochi giorni dopo l’attacco a Parigi, il terrorismo ha colpito anche in Mali, a Bamako. Anche in questo caso si è trattato di estremisti islamici. Pochi giorni appena, e una base della missione militare internazionale nel nord del paese è stata colpita da alcune granate. Sono solimgreso gli ultimi di una serie di attacchi che  da un anno colpiscono il Mali. Ma non c’era stato l’intervento francese, che aveva ricacciato nell’estremo nord le bande di terroristi e tagliagole che si erano impadroniti della ribellione Touareg per arrivare a minacciare persino la capitale? Si era nel 2013 e il lavoro dei soldati francesi era sembrato una cosa da manuale. imgresOggi, pero’, il Mali con la sua missione militare internazionale è di nuovo un luogo pericoloso e nel nord del paese si combatte a tutto campo: vi si confrontano estremisti islamici dediti al traffico di droga e di esseri umani, gruppi laici che vogliono lo stato Touareg, milizie filogovernativa che definire oscure è dire poco.E il brutto è che non si sa chi sta con chi e chi fa cosa.  C’è gente, sembra, che combatte addirittura per gruppi diversi, a fasi alterne, passando da un gruppo che lotta per lo stato islamico a un altro che combatte senza alcun obiettivo a carattere religioso. La verità è che il dialogo coi Touareg è fallito ancora prima di cominciare e soprattutto che le autorità di questo stato, nonostante nuove elezioni con tutta la fanfara del caso, si sono di nuovo dedicate all’arricchimento personale e allo sport della corruzione. Anni di non gestione dello stato, decadi di uso clientelare di ogni incarico pubblico, hanno reato un totale scollegamento di tanti giovani dal senso di appartenenza al paese.   

Il terrorismo va combattuto. Pero’ bisogna anche comprenderne le cause sociali, per eradicarlo nel lungo termine.

Chi distrugge i monumenti cancella un po’ di tutti noi…

 È proprio di ieri la notizia che la comunità araba del Mali ha formato una brigata di vigilanza per cercare di  salvaguardare e proteggere i luoghi di culto a Timbuktu dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Si vuole in tutti modi fermare la distruzione dei mausolei Araouane e Cheick-Gasser dalla furia iconoclasta delle correnti estremiste islamiche  salafiti che da giugno ad ora hanno già abbattuto  sette dei sedici mausolei dei santi musulmani.

Convinti che l’istruzione, la conoscenza e il confronto  possano rappresentare la sola strada per fermare questi tragici eventi, vorremmo segnalarvi un convegno che, si terrà il 13-15 luglio prossimo  nella manifestazione dedicata all’archeologia : ArcheoFestival.

Il convegno, organizzato dalla gfondazione dei Musei senesi si terrà a Chianciano Terme (provincia di Siena) e avrà per titolo Mediterraneo: Archeologia tra crisi e conflitti. In questi tre giorni si metteranno a confronto i direttori dei principali musei italiani di archeologia (come il museo Egizio di Torino) e i direttori di musei provenienti dall’Algeria, Siria, Egitto, Libia, sul tema della salvaguardia e difesa dei luoghi archeologici, preda in tempo di guerra di saccheggi e distruzione.

Sempre a Chianciano al Museo Archelogico si apre negli stessi giorni anche la mostra “De Chirico e il ventre dell’archeologo” dove le opere dell’artista saranno visibili vicino ai vasi e ai canopi della collezione del museo.

Per tutte le informazioni potete visitare il sito www.archeofest.it

Non ci piace

disegno di Chiara Guidi

Non si può sopportare la notizia che i ribelli armati del Mali del Nord commettono ogni giorno stupri di donne e ragazzine, distruggono villaggi e rapiscono i bambini per renderli soldato.

Queste notizie sono state date dal direttore esecutivo dell’Unicef Anthony Lake che ha reso pubblico l’appello straziante dell’organizzazione non governativa internazionale Human Rights Watch.

Come italianintransito ricordiamo il movimento da noi sostenuto contro JOSEPH KONI, il comandante  ugandese della LRA che rapisce i bambini per farne soldato.

Aggiornamenti e spiegazioni sulla crisi in Mali

Come vi scrivevo un paio di giorni fa, qui si è avuto un colpo di stato, scatenato dagli eventi nel nord del paese ma con radici piu’ profonde.

Per capire il tutto bisogna andare con ordine.  Cosa è accaduto, innanzitutto : nel nord si ha da tanto tempo una situazione di conflitto tra popolazioni nomadi del deserto, i Touareg, e popolazioni stanziali : i pastori e gli agricoltori. Un conflitto antico, che andava e veniva, e che si era di nuovo manifestato con violenza nei primi anni novanta. Un conflitto regionale, inoltre, dato che investiva la fascia del Sahel e quindi anche altri paesi come Niger, Libia, Algeria. Si era cercato di venirne a capo con trattative e investimenti e il Mali, che aveva tutto il suo nord, quasi due terzi del suo territorio, interessato dalla situazione, si era reso disponible come capofila dell’iniziativa. Sembrava si fosse arrivati a una soluzione, ma poi la mancanza di mezzi adeguati, l’incapacità di gestire gli aiuti che c’erano, aveva portato a nuovi scontri.

Nel frattempo, pero’, era nata anche la   « legione straniera » di Gheddafi. Il dittatore, di madre touareg, aveva cominciato a  reclutare questi guerrieri nomadi per farne una sua guardia personale armata sino ai denti. Sino a che il dittatore di Tripoli è stato in vita, essi sono rimasti in Libia, poi – dopo i bombardamenti Nato e il crollo del regime – sono tornati verso casa, cioè a scorrazzare nel deserto che unisce i paesi di cui parlavo sopra. E naturalmente sono arrivati in Mali, dove il « loro » territorio si estende su una superficie larghissima e poco popolata. Hanno chiesto al governo di questo paese di integrarli nell’esercito, di dar loro un ruolo. Figurarsi, mettersi un’armata nell’esercito: non si poteva fare. Cosi’ si è tergiversato e  loro hanno cominciato ad attaccare villaggi, massacrando la gente. E qui arriva lo snodo della crisi di oggi.

Il Mali ha inviato l’esercito, che è composto da una élite, legata al potere, e da una massa di poveracci affamati.   La elite legata al potere ha assunto i gradi piu’ alti, i privilegi e vive bene ; la massa dei poveracci riceve stipendi da fame. L’élite al potere non è andata a combattere nel Nord, ci ha mandato la massa dei poveracci e ce li ha mandati senza mezzi a  sufficienza. I touareg li hanno massacrati. Niente sarebbe accaduto, pero’, se non ci fosse internet : qualcuno lassu’ ha filmato i corpi dei commilitoni sgozzati e li ha messi su You Tube. Tutti li hanno visti. Il velo è caduto : nel Nord vanno a morire i disgraziati ; i privilegiati se ne stanno a Bamako.

Cosi’ è scaturita la rivolta : un capitano ha messo insieme la sua truppa e in breve ha trovato man forte in moltissimi altri reparti . Ne è nato il colpo. Hanno subito arrestato i gradi alti dell’esercito e i ministri (tutti appartengno alla medesima elite al potere). Il presidente (un ex miltare che distribuiva i gradi piu’ alti ai suoi sostenitori) è scomparso, alcuni dicono con gli ultimi lealisti (i corpi di elite, i berretti rossi) pronto a dare battaglia, altri invece dicono che sia in un’ambasciata. Ora, pero’, c’è anche un’altra cosa da tenere in considerazione. I touareg si alleavano, al Nord, con AQMI, Al Qaeda au Maghreb Islamique. Assieme parlavano di mettere in piedi un loro stato. La lotta nel Nord quindi va proseguita, tant’è che il capitano Sandogo, che ha guidato la rivolta, ha dichiarato come priorità il riporate l’ordine e il continuare la guerra al Nord, ma con mezzi migliori e in maniera piu’ efficace. E questo fa venire in mente che magari ci potrebbe essere anche qualche altro soggetto, nella comunità internazionale, ad avere interesse a combattere in maniera piu’ efficace l’unione Al Qaeda/Touareg. Ma questa è soltanto una speculazione al momento.

In verità, la comunità internazionale ha condannato apertamente il colpo di stato, chiedendo di mantenere la data delle elezioni (che si sarebbero tenute a breve), anche se nessuno ha menzionato i veri problemi sul tappeto : il prolema del Nord e il fatto che qui la miseria ha raggiunto livelli tali da rendere i meccanismi della democrazia rappresentativa quasi privi di sostanza. Non è retorica terzomondialista : qui un numero enorme di diseredati si aggira per il paese. Gente che non ha niente, gente che non ha accesso nemmeno ai servizi di base dello stato. Si muore per una malattia semplice e curabilissima. Una campagna elettorale in queste condizioni è niente di piu’ che promettere cibo a qualcuno e favori a qualcun altro. Per presentarsi alle elezioni ci vuole la firma di 10 deputati, che vogliono essere pagati. Se non hai soldi non corri. Se non corri non puoi distribuire risorse ai tuoi sostenitori. E poi ci sono coloro che sono esclusi da tutto, in collegi lontani, dove non si ha alcuna idea di quello che accade fuori dal proprio villaggio o dalla propria città.

Senza una società civile vera, con corpi intermedi e con un dibattito politico aperto, senza una eguaglianza di base almeno nei servizi essenziali, le elezioni divengono una scatola svuotata di sostanza. Certo è una scatola importante, un passaggio fondamentale per la selezione della classe politica ma – ripeto – senza tutto cio’ che ci sta dietro sono un paravento per tranquillizzare le coscienze dei donatori.  Credo che ci si debba concentrare di piu’ sui problemi che hanno portato a tutto questo.

… e il mondo sta a guardare

Aminata Traoré sulla copertina dell'Express, a lei dedicata

Abbiamo deciso di postare questa testimonianza dal Mali. Non vuole essere uno scoop, non vogliamo cavalcare l’onda delle terribili notizie che giungono da una terra martoriata e ferita. Vogliamo solo fornire una testimonianza lucida e vivida di ciò che sta accadendo laggiù. Leggete, amici, e riflettete.

Carissime. Io sono al sicuro, nella casa albergo di Aminata Traore’; una signora tra i sessanta e i settanta che ha creato un movimento di lotta per i diritti dei piu’ poveri e marginalizzati. E’ una delle grandi figure dell’Africa del nostro tempo. Qui si sta bene. Aminata vive tra la sua gente, in un quartiere povero ma dignitoso. Cosi’ sono sereno: nessuno viene qui a fare confusione. Passo il tempo parlando di Africa con Aminata e coi suoi collaboratori, mentre lei risponde a tutti coloro che la cercano da mezzo mondo. Alla sera si condivide quello che c’e’ da mangiare. Aminata e’ generosissima e tutta la sua famiglia e’ come lei. Ho scoperto l’acqua col ginger e ne bevo tanta. Fa caldo (40 gradi) ma alla sera si muove l’aria.  

Tutto attorno a noi, pero’, vi sono tumulti e violenze. Come vi dicevo stamani, qui si e’ avuto un colpo di stato. Una parte dell’esercito (alcuni capitani) si e’ ribellata e ha occupato i centri di controllo della capitale: televisione, radio, caserme, ministeri e cosi’ via. Dicono che si ristabilira’ l’ordine nel giro di qualche giorno. Le frontiere per ora sono chiuse. Ma forse in breve si riaprira’ l’aeroporto internazionale e potro’ ripartire.  

Perche’ e’ successo? Perche’ questo paese stava attraversando un momento difficile. Nel nord, lontano da qui, i resti di quella che fu una milizia (una vera e propria legione straniera bene armata) di Gheddafi seminano terrore per creare uno stato Touareg (appartengono perlopiu’ a questo popolo) nel deserto, pure in collaborazione con un pericoloso gruppo regionale di Al Quaeda. Sono scappati dalla Libia dopo i bombardamenti della Nato e il crollo del regime dittatoriale e si sono sparsi tra Niger e Mali. Questi due stati avevano avuto un sacco di rapporti con la Libia dalla quale avevano ricevuto tanti fondi e investimenti. Ed erano stati ben lieti che Geddafi pagasse queste milizie per tenersele  in Libia, senza creare problemi qui. Cosi’ quando questi sono tornati, armati sino ai denti, il governo del Mali non ha saputo prendere in mano la situazione. Ha lasciato che portassero la violenza  e non ha dotato l’esercito di armi e mezzi per contrastarli, mandando giovani soldati a morire nel deserto. Questa e’ stata la scintilla che ha infiammato la ribellione: tre capitani si sono messi contro i generali (vicini al presidente, che e’ anche un ex militare) per prendere il potere e ristabilire l’ordine anche al nord.

Ma questa e’ solo una parte della storia. C’e’ anche il fatto che con i Touareg opera Al Quaeda e quindi ci sta che qualche grande potenza non ne avesse piu’ dell’inefficienza del governo appena deposto. E c’e’ anche un altro tema di fondo, attorno al quale gira molta parte della faccenda: quello di un pase in miseria, ricco anche di risorse come il cotone, ma in miseria. Ogni classe di governo qui si e’ appropriata delle risorse e le cede ai grandi interessi economici mondiali. In queste condizioni anche le regole formali della democrazia (che il Mali aveva adottato: elezioni e cosi’ via) hanno poco senso. Senza la sostanza dell’eguaglianza di opportunita’, senza una vita minima decente per tutti, senza la forza della legge accetatta da tutti come un mezzo per vivere meglio assieme, non c’e’ societa’ che tenga. E cosi’ e’ stato. Dunque questa non e’ l’ennesima crisi Africana. E’ la crisi di un mondo ricco al Nord, che adotta modelli di business iniqui, capaci solo di affamare i poveri. E lo fa chiudendo un occhio su come agiscono i governanti quaggiu’. Basta che si rispetti qualche forma, con un po’ di elezioni gestite alla meno peggio.

Ed e’ lo stesso mondo che bombarda in Libia, dopo essere andato a braccetto con Gheddafi, senza pensare alle conseguenze delle bombe tutto attorno, negli altri paesi della regione.