Sono nate un po’ per caso le storie brevi di Matteo Civaschi e Gianmarco Milesi, più noti ormai come H57 Creative Station, due grafici e designer con un passato e un presente nella pubblicità.
Ad un certo punto della loro carriera infatti hanno provato, con successo, a raccontare delle storie corte utilizzando alcuni simboli universalmente conosciuti, per intenderci quelli che si vedono sulle porte delle toilettes, oppure sui cartelli stradali. Accanto a questi simboli hanno creato un piccolo universo di altre icone con identica estrazione minimalista attraverso le quali hanno iniziato a raccontare grandi storie. È nato così il loro primo volume intitolato Shortology. “Shortology consiste nella rappresentazione più sintetica e divertente possibile, tramite poche icone grafiche, di biografie, eventi storici, film, invenzioni, fenomeni di costume e praticamente qualsiasi altra cosa. Si spazia dalla storia di Michael Jackson a quella del Signore degli Anelli e dai Dinosauri a Barack Obama”. L’idea assolutamente geniale, ben presto è stata seguita da un altro volume: Filmology in cui gli autori si divertono a raccontare in 5 secondi non solo i capolavori della filmografia mondiale, ma tutti quei film di culto che conosciamo e apprezziamo.

Ultima fatica di H57 Creative Station è Proverbiology in cui i creativi si sono cimentati stavolta con i proverbi, grande tesoro della saggezza popolare italiana, che vengono “svecchiati” e “reinventati” diventando icone grafiche.
Divertenti e geniali, H57 Creative Station hanno nel tempo promosso anche il progetto Cortology. “Un giorno abbiamo lanciato un mini concorso su un social network: una striscia di quattro icone casuali, dalle quali creare una mini storia completamente inventata… I risultati di questo esperimento furono strabilianti, divertenti, stimolanti. In moltissimi, come piccoli, bravi sceneggiatori, scrivevano storie, inventavano trame, si divertivano. Ne uscirono degli spunti davvero interessanti, ma soprattutto emerse un’incredibile voglia di cinema, in tutte le sue forme, nel nostro pubblico. In quel momento nacque l’idea di fare qualcosa di più completo… L’idea fu quella di fare una mostra interattiva, da vedere, da toccare, da vivere. Guardando, criticando, scrivendo. Il cinema come non si è mai visto, al modo di Shortology. Partendo da un libro, passando per un video, creando una tavola dipinta, entrando in un test sul cinema, scrivendo una sceneggiatura inventata su una macchina da scrivere anni ’50 per poi girarla davvero e farne un corto. Una mostra d’arte, di cinema, un progetto, un’esibizione, un’esperienza. In una parola, Cortology.”