Il mio 2015 è associato a un libro di Emmanuel Carrère: Il Regno. È la storia di San Paolo, dei primi evangelisti (Luca soprattutto) dei loro rapporti con le prime comunità cristiane; il tutto scritto- come solo Carrère sa fare- come fosse un romanzo, con parti autobiografiche e digressioni di vari natura, sempre intelligenti e profonde.
Carrère non è credente. Ha rispetto, però, per come questo cristianesimo si sia diffuso nel mondo, strutturandosi progressivamente ma senza mai recidere il legame con il suo rivoluzionario fondatore e con la sua promessa del Regno dei cieli. Non è un libro apologetico -come le cose noiosissime, che ci facevano leggere da piccoli in occasione del catechismo- anzi, è a tratti anche molto scettico. Ma è pieno di stupore dinanzi a un’avventura umana e spirituale che non smette di sorprendere, perché partita da qualcuno che diceva che i miti erediteranno la terra e gli operatori di pace saranno chiamati figli di Dio. Queste parole oggi sembrano così necessarie e forse per questo non cessano di attrarre chi sa pensare al di là dei dogmi, religiosi o laici che siano. E Carrère ha voluto scrivere un omaggio laico a questa tradizione religiosa , che in definitiva è fondata sull’amore.