Scatta il verde e vi manca il respiro, i polmoni stentano a riempirsi, le narici captano solo l’odore di carburante bruciato… Scenario apocalittico? no, semplice attraversamento di un incrocio cittadino all’ora di punta…
Che fare? Ci vengono incontro diverse start up che, giocando sulla mancanza di “aria buona”, hanno trasformato l’emergenza inquinamento in un business, non solo promettente, ma sin da subito fiorente.
La sfida è quella di riempire contenitori appositamente studiati di aria “raccolta” in particolari luoghi del pianeta (Tasmania, Blue Mountain in Australia, Banff, Lake Louise) naturalmente incontaminati e inaccessibili ai più, e di spedirli in tutto il mondo a disposizione di chi ne ha bisogno (e se li può permettere).
Sono nate così Vitality Air, Aethaer e Paradise Air, tutte compagnie che promettono e permettono di inalare aria buona a costi decisamente elevati. Grandi compratori sono i cinesi che dell’emergenza ambientale sono i portabandiera.
Ogni compagnia dona un certificato di “autenticità” all’aria contenuta nei vasetti. Il prezzo varia a seconda della grandezza del contenitore che può assicurare 150 o 200 respiri… E così un abbiente cittadino di Shanghai o Pechino, invece di allontanarsi dalla città in cerca di aria pulita, potrà portarsela i borsa e inalarla a piacimento!
Idea geniale o ennesima presa in giro?
che dire, forse già visto? l’aria di paris di Duschampiana memoria…. speriamo almeno che sia vero e non sia solo un’etichetta.
Si l’ampollina di Duchamp era decisamente più carina… Sarebbe un’idea però provare a inscatolare l’aria dei musei o di mostre di prestigio (virus e batteri a parte), mi piacerebbe sapere in quanti sarebbero disposti a comprarla, anche solo per souvenir (Aria della Biennale, Aria del Louvre ecc ecc).
Arrivo a pensare che al principio potesse essere un’ idea ottimistica….
Ora credo sia l’ennesima trovata per far soldi ! ( ma non a noi..)