“Contate quanti obiettivi avete conseguito nella vita e quanti sogni vi girano per la testa. Se i secondi sono più numerosi dei primi, allora siete ancora giovani.”
Lo diceva Shimon Peres, morto da poco, ultimo fra i fondatori di Israele, dopo aver vissuto un’ esistenza nutrita di sogni. Era nato in Polonia, dove gli ebrei parlavano ebraico e Yiddish, in un mondo che venne poi spazzato via dalla furia nazista. Era arrivato giovanissimo in Israele sognando una vita diversa per sé e per gli ebrei di tutto il mondo. Si era impegnato per questo sogno sin da adolescente. Si era innamorato del paese dove i primi Kibbutz avevano nomi romantici, come Shoshanah, ossia rosa: come non sognare in un posto del genere? Si era unito al primo esercito di quel paese quando era ancora un’organizzazione clandestina, l’Hagganah; poi aveva viaggiato per apprendere l’inglese e studiare, una volta che Israele si era consolidato. E cosi’ aveva sviluppato nuovi sogni: un Israele attivo sul piano internazionale, legato al resto del mondo da pari a pari. Chi lo conosceva diceva che aveva fede nel progresso, che era un ottimista. Sicuramente sognava un mondo di eguali che dialogano. E cosi’ era tornato a casa per lavorare anche a questo e, anno dopo anno, aveva capito che poteva anche andare oltre, sino a immaginare la pace col nemico storico, il popolo Palestinese. Aveva saputo allora sognare in grande: andare al di là di ogni divisione anche con chi si combatte in casa propria, anche – in un certo senso – con chi è lo specchio del proprio io, il più difficile da guardare e accettare. Aveva incontrato altri due uomini coraggiosi (Yitzhak Rabin e Yasser Arafat) e avevano assieme disegnato una pace cosi’ ardita, che valse loro il nobel del 1994. Quella pace non è durata, ma lui non smise di impegnarsi per rinnovarla o trovarne un’altra. Non aveva paura di sperare e di sognare, anche quando tutto spingeva allo scetticismo. Osò l’impensabile, per i suoi sogni, e per questo cercò di essere giusto, in un mondo spesso fatto di ingiustizia.
Bella questa celebrazione.