Il concetto di altruismo è un’invenzione filosofica recente. Sebbene in natura esistano da sempre forme di altruismo che si possono definire “innate”, fu Auguste Comte, padre del positivismo, che nel XIX secolo ne ha sviluppato la teoria. Secondo recenti studi fare del bene fa bene non solo agli altri, ma anche e soprattutto a se stessi, fa vivere più a lungo, rende più contenti e più desiderabili. Oggi forme di altruismo portano i singoli a donare, non solo materialmente. Disporsi a fare del bene significa infatti anche offrire tempo e risorse personali.
Però, c’è infatti un però in tutto questo. Il dono fine a se stesso che significato ha? Che significato hanno le immense donazioni di denaro o che cosa significa per le imprese più famose rendersi disponibili per “migliorare” il mondo (Peugeot pianta alberi per ripopolare la foresta Amazzonica, Visa versa una parte del montante degli acquisti dei clienti al WWF, Starbucks invita ad offrire un caffè al vicino in fila)? Sembra che il significato di altruismo, nonostante la sua breve vita, sia cambiato e si sia oggi arricchito, aggiungendo alla prima accezione anche quello della responsabilità non solo personale ma, più in generale, sociale. Ma questa “responsabilità” viene accolta per il bene altrui o per il proprio?
A questo proposito Dominique Lecourt, filosofo francese, ha scritto: “Ci troviamo a vivere in un mondo dualistico, con un lato egoista – il bastardo che pensa solo a se stesso – e l’altro altruista – persona ammirevole. Ma l’altruismo non è altro che una risposta morale ambigua, che, al di fuori del vivere civile, non fa che rafforzare l’egoismo della concorrenza e la messa in scena di sé. Si tratta di un discorso costruito sulla disuguaglianza, che porta coloro che donano a farsi beffe dei poveri che diventano sempre più poveri. Tutto ciò è sintomo della necessità di ripensare meglio al significato dei legami emotivi naturali e alla vera solidarietà umana”.
Forse la via per uscire dall’impasse è proprio questa: riscoprire il significato di “umanità” per superare ogni inutile polemica e la corsa a chi dona di più o meglio. Cioè, il “cuore” è l’unica risposta valida.