Da bambina, alla messa della domenica, osservavo sempre un fenomeno sociale e umano degno della più acuta attenzione: le vecchine Ferrari. Chiamavamo così le pie signore di un certa età che stavano sedute in fondo alla chiesa con aria mesta e penitente ma che, al momento della Comunione, balzavano fuori dalle panche come pantere e superavano tutti i presenti in una gara furibonda, volta a presentarsi per prime davanti al Santissimo.
Erano signore anziane, apparentemente gracili e indebolite dall’età, ma risultavano incontenibili nel sacro furore che le spingeva a velocità folli verso l’altare. Mai capito perché i loro mariti, o comunque gli uomini della loro età, non fossero capaci di queste prestazioni.
Ci chiedevamo spesso come facessero e dove trovassero questa energia, con gli amici: uno di loro (che poi entrò pure in seminario) diceva che era l’estasi religiosa a farle scattare come Mennea. Ma io un giorno ebbi un’illuminazione che mi aiutò a formulare una spiegazione diversa. Passavo vicino al negozio di una parrucchiera che serviva le signore di una certa età e, sbirciando dentro, notai una fila di vecchiette Ferrari (di quelle che frequentavano la mia chiesa) intente a farsi colorare i capelli: bianchi con amene sfumature azzurrine, come si usava allora. Erano là, tutte in batteria, bianche e azzurre, con la parrucchiera e le sue assistenti che si agitavano attorno a loro. E allora capii: il bianco-azzurro era in verità un potente stimolatore nervoso che veniva applicato sui loro capelli e che poteva essere trasformato in energia, al momento della corsa verso l’altare. Un evidente caso di doping. Ne parlai a casa, ma i miei dissero di farla finita.
Oggi le vecchine Ferrari sono una rarità. Sono cambiate le mode? o lo scatto della corsa è veuto meno? niente più doping. Addio, vecchine Ferrari.