
Dall’inizio dell’anno tre artisti – Hidetoshi Nagasawa, Daniele Lombardi e Mauro Staccioli – sono venuti a mancare. Costruttori di senso e ricercatori di forme capaci di dare sostanza ai valori della vita, rimangono tre episodi importanti per la storia dell’arte italiana. Hanno portato avanti una ricerca artistica originale e autentica.

Mauro Staccioli era interessato alla verticalità, ai tagli dell’orizzonte e alla durezza del cemento. Hideyoshi Nagasawa trovava il suo equilibrio in materiali nobili come l’oro o il marmo, oppure nell’idea della sospensione e nei concetti di recinto e di passaggio inteso come scelta personale. Daniele Lombardi, infine, rintracciava i legami tra la musica e il flusso delle immagini nello spazio.


Tutti e tre lasciano un’eredità comune: avere il coraggio di pensare un atto artistico fuori dalle regole: lo fece Staccioli quando nel 1978 presentò un muro di cemento di otto metri davanti all’entrata della Biennale di Venezia, lo fece Nagasawa quando lasciò il Giappone e girò per una anno e mezzo in bicicletta fino a raggiungere Milano nel 1967, lo fece Lombardi quando ebbe l’idea di eseguire Sinfonia 1 e installò 21 pianoforti in via Tornabuoni a Firenze (1987).

Tre artisti, tre uomini liberi, che seguivano la loro ricerca con grande professionalità e passione. Ci mancheranno.
Un convinto assertore come me che la morte è compresa nella vita, ritrova facilmente riscontro nel muschio vivo che ricopre il duro cemento; il passaggio dal di qua all’aldila’ sotto il simbolismo dell’acqua che scorre perennemente; la trasformazione del suono in forma pittorica.
Onore ai maestri, pure loro perenni testimoni della vita, attraverso le opere che ci hanno regalato.