Lo abbiamo appena sentito pronunciare addirittura da un ministro della Repubblica. Una Repubblica che si professa laica e che dovrebbe avere il dovere di tutelare e dare uguale peso e importanza a tutti i suoi cittadini.
“Ho molti amici gay” non è solo l’immancabile premessa prima di ogni discorso omofobo, rappresenta la storia stessa di quanto sia radicata – non solo nella società italiana ma, cosa più grave, nella politica del Bel Paese – la discriminazione e il pregiudizio contro gli omosessuali (e con loro le donne, le minoranze religiose e razziali ecc ecc ecc)
Filippo Maria Battaglia, giornalista e scrittore, ha scritto un libro intitolato Ho molti amici gay. La crociata omofoba della politica italiana (Bollati Boringhieri, 2017). Un libro intelligente e interessante, un’investigazione attentamente documentata e deprimente sulla politica italiana. Vengono raccolte dichiarazioni che solo nel 2017, quando il volume ha visto la luce, sembravano fuori luogo e sorpassate, ma che oggi, ahimé, sono in grande spolvero. Leggere il libro è stato illuminante e lo consiglio a tutti coloro ai quali è rimasto un barlume di saggezza e che sperano di evitare gli sbagli del passato.
Alla cosiddetta Terza Repubblica, al cosiddetto Governo del cambiamento, possiamo scusare gli errori della consecutio temporum e i congiuntivi sbagliati, possiamo addirittura perdonare le macroscopiche cantonate di valutazione nel promettere irraggiungibili traguardi economici, ma la sola cosa su cui non possiamo transigere è l’attizzare l’odio, l’alimentare la rabbia, il mascherare la realtà delle cose con frasi ad effetto.
Mark Twain disse “la storia non si ripete, ma fa rima” e il vento porta olezzo di “ventennio”. Speriamo che i nostri politici la pensino come Hannah Arendt che ha affermato “La sola specie d’amore che conosco e in cui credo è l’amore per le persone”.
Incrociamo le dita…